"Il bluff del resort di lusso, così mi ha truffato il promotore finanziario"

Anche imprenditori pescaresi tra le vittime di un'organizzazione internazionale smantellata dalla Finanza: uno di loro ha investito e perso 140 mila euro a Lugano

PESCARA. Ci sono anche dei pescaresi tra le vittime di una organizzazione criminale internazionale che ha indotto risparmiatori e investitori ad impegnare consistenti somme di denaro nel progetto immobiliare denominato “Puerto Azul”. Il gruppo criminale, scoperto e smantellato dalla Guardia di finanza di Varese, prospettava la realizzazione di un complesso turistico alberghiero extra lusso “8 stelle” al largo delle coste del Belize, nell’atollo Blue Hole, ma in realtà si trattava solo di un «castello truffaldino», come lo chiamano le Fiamme gialle, attraverso il quale il denaro dei risparmiatori tornava nella disponibilità dell’organizzazione transitando sui conti correnti “di sponda”.

A concepire e strutturare il tutto sarebbero stati, per gli investigatori,  un italiano emigrato a Lugano, già residente nel varesotto, e un broker finanziario e impresario residente a Santo Domingo, che si sarebbero serviti di una vasta rete di collaboratori, tra cui due promotori finanziari che hanno lavorato a Pescara per Banca Fideuram e sono tra i sette destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Busto Arsizio (cinque in carcere e due ai domiciliari).

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Uno dei clienti, un imprenditore che chiede di restare anonimo, si è rivolto alla Procura della Repubblica di Pescara, ritenendo di essere stato «raggirato e imbrogliato» dal promotore finanziario con il quale ha instaurato, negli anni, un «rapporto fiduciario professionale». Con una parte dei fidi concessi dalla banca a questo cliente, il promotore gli ha fatto sottoscrivere «un investimento finanziario con la società con sede a Lugano, in Svizzera, facendo credere che l’investimento fosse un prodotto finanziario collocato da Banca Fideuram». L’investimento, per un importo di 140mila euro, è stato sottoscritto «nei locali della banca, facendo credere che fosse un prodotto finanziario collocato dalla Fideuram sul mercato italiano», ma in realtà si è trattato di «un grave raggiro» attuato da Giammarco «in qualità di promotore finanziario Fideuram», prosegue la denuncia. Il cliente, che non ha mai riavuto quel denaro, ha effettuato l’investimento «sulla scorta delle informazioni, garanzie ed affermazioni» di Giammarco.

I nodi sono venuti al pettine la scorsa estate, alla scadenza dell’investimento (della durata di un anno), quando il cliente non si è visto liquidare alcunché, nonostante la società lo abbia sollecitato a comunicare gli estremi dell’Iban. Nonostante le sollecitazioni non è riuscito neppure ad ottenere una copia del contratto «presumibilmente sottoscritto» per questo investimento e di cui non ha mai visto alcun tipo di documentazione, dato che Giammarco non gli ha consegnato neppure il materiale informativo. Ha solo saputo da Fideuram che «la Banca non ha nulla a che vedere» con questo investimento, anzi Fideuram ha preso «totalmente le distanze». E, a tutt’oggi, la somma non gli è stata liquidata e le richieste di informazioni sono cadute nel vuoto mentre il promotore è sparito nel nulla da mesi e «ha subito la revoca del mandato di promotore finanziario da Fideuram».

L’imprenditore, a cui peraltro la banca ha revocato tutti i fidi, si sente «raggirato» dal promotore perché «né lui, né la società né Fideuram hanno mai ottemperato a quanto richiesto e cioè la liquidazione dell’investimento e la messa a disposizione di tutti gli atti contrattuali, prospetti e modulistica informativa pre e post contrattuale. Totale silenzio e inerzia da parte di tutti», si legge nella denuncia dell’avvocato che assiste l’ex cliente.

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