l’intervento 

Il borgo medievale  di Alba Fucens: i piccoli “sassi” d’Abruzzo

Si parva licet componere magnis, scriveva Virgilio nel libro IV delle Georgiche. Ebbene, se anche a noi fosse concessa la facoltà di mettere a confronto le piccole realtà con quelle assai più grandi,...

Si parva licet componere magnis, scriveva Virgilio nel libro IV delle Georgiche. Ebbene, se anche a noi fosse concessa la facoltà di mettere a confronto le piccole realtà con quelle assai più grandi, potremmo dire che c’è in Abruzzo una minutissima Matera che giace ai piedi del Velino di cui si ignora quasi del tutto l’esistenza. Famosa ovunque per le sue vicende storiche e le sue bellezze paesaggistiche, la località di Alba Fucens, oltre a ospitare una delle più importanti aree archeologiche italiane di età romana, è sede anche di un piccolo e diruto borgo medievale su cui domina un turrito castello che ne orna il profilo. Un luogo di sassi e di assolata bellezza dove la presenza dell’uomo è stata repentinamente espropriata cento e tre anni fa. Un esproprio dettato non da un atto di governo teso a ridare dignità al vivere civile (il caso di Matera), bensì da una drammatica scossa sismica che il 13 gennaio 1915 lo distrusse per intero, e la Marsica con esso, obbligando i pochissimi sopravvissuti a ricostruirsi l’esistenza nel sottostante paese di Albe. Un’esistenza da sfollati che ha visto i ruderi dell’antico insediamento fungere da stalla, cantina, ricovero di animali e di cose fino agli anni ’60 del 1900, prima di essere abbandonato al suo destino. Un abbandono che, condannando definitivamente il sito all’incuria e al lento oblio, gli ha conferito le sembianze del luogo inaccessibile, arcano e misterioso.
A partire dalla fine degli anni ’90, però, per iniziativa dei locali amministratori e di una ditta specializzata in restauri edilizi, i ruderi di “Albe vecchia” sono stati fatto oggetto di un attento piano di recupero architettonico che li hanno trasformati in un sobrio albergo diffuso volto a promuovere il turismo sociale e culturale mediante le pratiche dell’ospitalità e, più di recente, dell’organizzazione di eventi.
Attualmente la struttura dispone di una decina di piccole suites autonome disposte su un terrazzamento di vicoli in pietra che conferiscono al luogo l’aspetto del borgo d’antan dove poter fare un’esperienza vacanziera nel segno del semplice, dell’essenziale e dell’immersione totale in uno spazio-tempo sospeso, capace di raccontarsi/disvelarsi nella fissità dei monumenti, nella maestosità delle montagne, nelle buie profondità delle notti boreali e nei silenzi-parlanti delle pietre abbandonate.
Situato in un contesto dalle notevoli valenze storiche, artistiche e naturalistiche, il borgo medievale di Alba Fucens rappresenta una risorsa (ancora) tutta da comunicare e valorizzare per integrare/ ampliare l’attrattività turistica dell’area archeologica, della Marsica e dell’intera regione. Tutto questo, ovviamente, qualora se ne comprendano le potenzialità inespresse, qualora si operi nel formare gli addetti dell’incoming e qualora i decisori locali prendano atto della dimensione integrata e professionalizzata della progettazione turistica territoriale. Tutto il resto ce lo metterebbe la vicinanza con Roma, le suggestioni della natura e, perché no, la presenza di vibrazioni che, ad Albe come in altre parti d’Abruzzo, permeano animisticamente i luoghi rendendoli l’Italy's best-kept secret di cui ha scritto lo scorso gennaio la rivista americana Forbes.
* Docente di Antropologia
del turismo
Università di Roma
Tor Vergata