Il Comune ordina la demolizione del palazzo che rischia il crollo

Albore Mascia firma il provvedimento con effetto immediato: troppo alto il pericolo di cedimento La spesa per l’abbattimento è di due milioni, ogni condomino dovrà sborsare 50 mila euro

PESCARA. Il palazzo pericolante di viale D’Annunzio 259 - 261 deve essere abbattuta subito. Il rischio di crolli è troppo alto. Non lascia margini di tempo l’ordinanza firmata dal sindaco Albore Mascia e indirizzata ai 40 condomini dell’edificio di dieci piani sgomberato lo scorso marzo per grave inagibilità. «Si ordina», si legge nell’ordinanza del sindaco, «la demolizione con effetto immediato». «Nel caso di mancato adempimento», è scritto ancora, «l’amministrazione comunale provvederà direttamente, nei termini di legge, con rivalsa di spese e trasmetterà il rapporto all’autorità giudiziaria».

Il provvedimento è un ulteriore batosta per i proprietari, costretti a lasciare le loro abitazioni e a pagarci sopra anche le tasse, come l’Imu con aliquota massima del 10,25 per mille, la Tares e l’Irpef. Ora si dovranno accollare le spese di demolizione che, in base ad un primo calcolo, si aggirano sui 2 milioni di euro. Questo significa che ogni condomino dovrà sborsare 50mila euro.

E non è finita qui, perché si parla anche di una polizza fideiussoria da 150mila euro ad appartamento che sarebbe stata richiesta dall’amministrazione di un edificio a fianco di quello da abbattere. Il timore è che la demolizione possa danneggiare anche i palazzi vicini.

I condomini avranno a disposizione i soldi sufficienti per potersi accollare una spesa così elevata? Il Comune ha già messo in chiaro che non potrà dare alcun aiuto economico e ha addirittura ordinato ai condomini di non indugiare per demolire il palazzo. Anche la speranza di ottenere i contributi pubblici previsti per il sisma del 2009 è svanita alcuni mesi fa, quando il Tar ha respinto il ricorso presentato dai condomini per contestare l’atto degli uffici comunali di diniego del nesso causa-effetto tra il terremoto del 6 aprile 2009 e l’inagibilità della palazzina. Inagibilità, a detta degli esperti, causata da un cedimento del terreno di sedime che rende improcrastinabile l’abbattimento dell’edificio.

Gli ultimi rilievi effettuati dai tecnici, del resto, non lasciano adito a dubbi. L’edificio ha una pendenza media di inclinazione del 2,06 per cento, con punte massime che toccano il 2,46 per cento. La nuova ordinanza è stata firmata e inviata alla dottoressa Katya Giancola, amministratrice del condominio di viale D’Annunzio 259 - 261, al comando provinciale dei vigili del fuoco, alla prefettura, alla polizia municipale e al legale del condominio dello stabile vicino, al civico 265. La polizia municipale ha ora il compito di far rispettare l’ordinanza.

Sta, quindi, arrivando a conclusione una vicenda che va avanti da decenni. Il palazzo è stato costruito tra il 1962 e il 1963, cioè 50 anni fa. «Un edificio», ha fatto presente Mascia, «che nel tempo è stato oggetto di vari accertamenti tecnici, perché presentava criticità strutturali evidenziate nell’inclinazione dello spigolo nord-est, a causa di cedimenti differenziali del terreno di sedime su cui poggia il fabbricato». La prima perizia risale al 1988; poi ce ne sono state altre nel 2001, 2002, 2006. I problemi più grossi, però, sono emersi dopo il sisma del 6 aprile 2009 che ha distrutto L’Aquila. Il terremoto, secondo i condomini, avrebbe causato un aggravamento. Da qui la decisione di effettuare un’ulteriore perizia nel 2011, quella che ha accertato un peggioramento dell’inclinazione dell’edificio.

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