Il dragaggio non parte, marinai in piazza a Pescara

Monta la rabbia dei pescatori dopo la beffa dei lavori annunciati e mai iniziati

PESCARA. Nelle ultime ore, nella sede della Direzione marittima, si stanno svolgendo una serie di riunioni frenetiche tra i vari rappresentanti delle istituzioni, del Provveditorato alle Opere pubbliche, l’Arta Abruzzo e la Sidra. L’obiettivo è tentare di stringere sull’avvio del dragaggio, che al momento appare lontano. «Siamo al rush finale», ammette il comandante della Direzione marittima Luciano Pozzolano, «ma mancano ancora i pareri di tutti gli organi competenti. Spostare 25mila metri cubi di materiali sembrerebbe un intervento di poco conto, ma non è così poiché bisogna avere la certezza della compatibilità della sabbia».

di Ylenia Gifuni wPESCARA «A furia di darci gli zuccherini questi qui ci hanno fatto venire il diabete», urla Mimmo Grosso di fronte all’ennesima promessa disattesa e all’ultimo rinvio di un dragaggio che ormai si è trasformato in burla. Si sentono presi in giro, oltre che traditi nella fiducia e nelle aspettative, i pescatori che da più di un anno sono costretti a tenere le loro sessanta barche ferme alla banchina, con le reti arrotolate nella stiva, che adesso minacciano di scendere in piazza per «una nuova eclatante manifestazione». La Sidra, la ditta vincitrice dell’appalto di 200mila metri cubi di materiali, ha prima annunciato l’inizio dei lavori e, 24 ore dopo, si è rimangiata la parola, lasciando presagire un ulteriore allungamento dei tempi di attesa e scatenando la reazione immediata dei portuali. «Mercoledì quattro rappresentanti della marineria si immergeranno nelle acque del porto per camminare a piedi sulla sabbia», annuncia Grosso in rappresentanza dell’associazione armatori, al termine di una riunione nei locali accanto al mercato ittico, «lo abbiamo già fatto in passato e adesso lo ripeteremo, perché il porto di Pescara è insabbiato a tal punto che è possibile infilarsi in acqua e toccare i fondali con i piedi, per poi passeggiare in tranquillità». L’azione simbolica che metteranno in scena i marinai rappresenta «una specie di esame batimetrico manuale» per verificare e mostrare alla cittadinanza la profondità raggiunta dallo scalo a più di un anno dalla chiusura. «Poi non escludiamo altre manifestazioni di piazza», aggiungono, «con il blocco dell’asse attrezzato e dell’intera città». Secondo quegli uomini di mare che hanno passato una vita sulle barche, sospesi tra le onde del mare Adriatico e la terraferma, l’intervento iniziale di scavo di 25mila metri cubi dalla canaletta del porto, non servirà a riportare le imbarcazioni al largo dalla metà di marzo. «Anche se dovessero aprire un varco per farci uscire in mare», spiega Mimmo Grosso, «poi si creerebbero problemi al ritorno, poiché non sapremmo dove ormeggiare le barche, visto che l’avamporto non è stato messo in sicurezza ed è ancora pieno di fango». I dubbi e i tanti nodi che ancora avvolgono le sorti della marineria cittadina, hanno spinto l’assessore regionale alla Pesca Mauro Febbo ad ampliare la copertura finanziaria per il fermo pesca, in scadenza il 28 febbraio, fino ad aprile. Si tratta di 236mila euro al mese da distribuire ai proprietari delle 60 barche ferme, come indennizzo per il mancato avvio del dragaggio.

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