«Il fiume Pescara contiene di tutto»

L'allarme di Trifuoggi nel 1998: «I rifiuti della criminalità scaricati sul greto»

PESCARA. «Il fiume Pescara contiene di tutto». È il 23 febbraio del 1998 quando, davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta, il procuratore Nicola Trifuoggi lancia l'allarme sull'inquinamento del fiume. E svela a deputati e senatori che c'è anche l'impronta della criminalità organizzata napoletana sui rifiuti scaricati «quasi sul greto del fiume». La mano dei Casalesi. «I rifiuti che non si potevano più scaricare in Campania in seguito a qualche piccolo incidente fra famiglie camorriste (chi aveva il terreno e chi pretendeva il pizzo erano due famiglie diverse, per cui è sorta una guerra di camorra e c'è scappato anche qualche cadavere) sono stati dirottati verso l'Abruzzo», dice ai parlamentari il procuratore Nicola Trifuoggi, oggi capo della procura di Pescara e nel 1998 procuratore a Chieti. L'audizione è del 23 febbraio 1998.

IL FIUME DI RIFIUTI «L'Abruzzo è a due passi dalla Campania», spiega Trifuoggi, «è facile da raggiungere con la rete stradale e autostradale esistente e ha lande quasi completamente deserte e corsi d'acqua facilmente raggiungibili in cui scaricare». Luoghi perfetti per nascondere rifiuti da smaltire: «Il fiume Pescara, nonostante i nostri sforzi, contiene di tutto», è costretto ad ammettere Trifuoggi. Anche i rifiuti della camorra scaricati «quasi sul greto del fiume». È quanto fa mettere a verbale il procuratore ripercorrendo un'indagine riguardante la ditta Sogeri srl che, partita da una discarica di Tollo, dispiega i suoi effetti fino a Pescara e Cepagati: «I rifiuti scaricati erano in gran parte residui di industrie siderurgiche, fra le massime in Italia», spiega Trifuoggi, «tutte industrie del nord».

GLI ATTI PARLAMENTARI La lettura degli atti della commissione d'inchiesta rivela però che, dopo l'indagine, le condanne sono state lievi rispetto al danno inferto all'ambiente. Lo dimostra il dialogo tra il presidente della commissione d'inchiesta Massimo Scalia e Trifuoggi: l'indagine, osserva Scalia, «si è conclusa bene nel senso che siete riusciti a trovare le persone e a imputare loro dei reati. Però, si è conclusa male nel senso che queste persone, che hanno provocato gravissimi danni, se la sono cavata con delle contravvenzioni». Disarmante la risposta di Trifuoggi: «Dal mio punto di vista, i reati sono gravissimi quando sono puniti in maniera gravissima. Quando sono puniti in maniera lieve vuol dire che il legislatore non ritiene che siano gravissimi. Se il furto alla Standa viene punito con la reclusione e la distruzione di ettari di terreno tramite rifiuti tossici costituisce una contravvenzione, è evidente che è più grave il furto alla Standa».

«60 DENUNCE» Anche Enrico Di Nicola, nel 1998 procuratore capo a Pescara, durante l'audizione nella stessa commissione, sottolinea il concetto: «Vi sono procedimenti aventi per oggetto indagini su scarichi abusivi di rifiuti liquidi da parte di ignoti nei corsi d'acqua: la media è di cinquanta, sessanta episodi annui denunciati. Ebbene», afferma Di Nicola, «in una situazione del genere dal 1995 assistiamo soltanto a contravvenzioni». Pene leggere a fronte di danni pesanti provocati all'ambiente.

«DI TUTTO NEL FIUME» Dodici anni dopo il grido d'allarme di Trifuoggi davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta, il fiume Pescara resta inquinato: anche oggi il fiume marrone «contiene di tutto», come denunciato dal procuratore nel 1998, ed è inquinato anche dai rifiuti della camorra. Lo conferma, indirettamente, anche l'intervento del prefetto dell'epoca Concetta Gabriella Sorbilli Lasco: «L'Abruzzo, in generale, è oggetto di attenzione della criminalità organizzata in quanto territorio appetibile».

L'ALLARME IGNORATO Un allarme girato dal presidente della commissione Scalia ai politici di Pescara e Chieti, Giuseppe De Dominicis e Leo Brigante, entrambi ascoltati: «Segnalo agli assessori provinciali di Pescara e Chieti la preoccupazione che l'Abruzzo, da regione relativamente tranquilla, si è trasformata in regione nella quale si registrano attraversamenti e conferimenti illeciti di rifiuti che possono essere di rilevante gravità». Ma il fiume resta una latrina: l'Arta ha accertato che, dal 2008 al 2009, la qualità dell'acqua è peggiorata nonostante i 43 depuratori presenti da Popoli a Pescara. Impianti che funzionano a scartamento ridotto.

SCARSI CONTROLLI La relazione della commissione si conclude denunciando «la debolezza dell'attività di contrasto che deriva anche dall'esiguità degli organici della magistratura e delle forze dell'ordine operanti nella regione, nonché anche dalla scarsità di personale civile in forza negli assessorati all'Ambiente delle Province che, perciò, non possono porre in essere penetranti controlli di natura preventiva e interdittivi di ulteriori violazioni».

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