Il gancio di Di Giacomo «Io, pugile contro tutti»

L’atleta di Montesilvano racconta le sue sfide: un percorso sempre a ostacoli chiuso il centro a Trisi, siamo senza palestra per allenarci ma non molliamo

MONTESILVANO. Lorenzo di Giacomo farà 35 anni il prossimo 18 giugno: «Il tempo che passa si sente durante gli allenamenti, soprattutto in quelli di velocità con i ragazzini che ti passano accanto come schegge, ma sul ring sono ancora forte. Non preoccupatevi», assicura il due volte campione d’Italia, tre volte campione europeo più un titolo di campione intercontinentale Ibf. «Io sono uno che non molla», avverte. Dentro e fuori dal ring. È un messaggio contro tutti: il gancio di Di Giacomo.

Sul suo sito Internet, Di Giacomo si racconta come «il primo pugile italiano in affitto»: «Hai bisogno di un super-medio o medio-massimo plurititolato e con lunghissima esperienza? Sono a tua disposizione in Italia e soprattutto all’estero. Tu procura il match e io combatto», così recita l’annuncio. A Di Giacomo basta un preavviso di 30 giorni: giusto il tempo di ritrovare il peso da combattimento e lui è ponto. Di Giacomo _ 85 incontri, 71 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte _ sembra fare la prostituta del ring e, quando gli amici glielo fanno notare per scherzo, lui ride con la faccia da bravo ragazzo e risponde come si fa al tempo di Facebook: «Mi piace». E poi spiega cosa c’è davvero dietro quell’annuncio del pugile per soldi: «Quando diventi un professionista», rivela, «devi avere un procuratore che gestisce la tua carriera, io ne ho avuti tantissimi e tutti uguali e cioè onestà zero, e allora ho deciso di combattere senza filtri. Adesso, ambisco a diventare io un procuratore, ma un procuratore serio e non un truffatore».

Detta così sembra facile _ uno riceve una telefonata, si allena per un mese e combatte _ ma la carriera di Di Giacomo, uno che fa anche il volontario per i vigili del fuoco, è un percorso a ostacoli: l’anno scorso l’incontro per il titolo europeo al Palaroma è saltato all’ultimo minuto perché nessuno è riuscito a trovare l’accordo per montare un ring nello stesso palazzetto che ospita anche concerti. Negli ultimi giorni, un’altra doccia gelata: con il palazzetto dello sport di via Senna (Palaconsorte) chiuso per lavori, è arrivato anche lo stop all’utilizzo del centro sportivo Trisi. «Ora», dice il pugile, «ci ritroviamo in mezzo a una strada senza una palestra per allenarci». Ma il centro Trisi resta aperto: l’unico impianto chiuso è quello della pugilistica Di Giacomo, ospitato in una tensostruttura su richiesta del Comune. «Stiamo perdendo tempo prezioso, sia io che i ragazzi», sottolinea Di Giacomo, «una società amatoriale come la nostra non può permettersi il lusso di pagare affitti da 3 mila euro al mese per un capannone».

Alla corte di Di Giacomo _ la società pugilistica fondata dal padre Luciano è più titolata del Barcellona: per il trentunesimo anno consecutivo è la prima in Abruzzo per successi ottenuti sul ring _ ci sono più di cento ragazzi: gli agonisti da 6 fino a 26 anni e, poi, un esercito di amatori fino a 65 anni che si allenano soltanto per il gusto di farlo e tenersi in forma con corda, corsa e una serie di jeb. «Quest’anno abbiamo deciso di ampliare la gamma dei corsi», spiega Di Giacomo, «puntando anche sulla muay-thai insegnata da Fabio Bindi e sulla kickboxing e k-one curate da Sergio Labrozzi».

Pugile e allenatore: «Guidare i ragazzi è bellissimo ma, forse, allenarli non fa per me perché quando sono all’angolo», racconta Di Giacomo, «soffro come e più di loro: quando combatto io, invece, non ho problemi di emozioni. Forse, per questo, è meglio che io diventi un procuratore».

Il prossimo obiettivo di Di Giacomo, allenato da papà Luciano e Sergio Di Sabatino, è il titolo italiano dei medio-massimi ad aprile e all’orizzonte c’è anche la possibilità di un match in Germania per l’intercontinentale. Ma allenarsi non è facile, soprattutto, quando all’improvviso sparisce la palestra: «A Montesilvano mancano le strutture pubbliche non soltanto per il pugilato», dice di Giacomo, «e, purtroppo, qui sembra sempre di avere qualcosa o qualcuno contro. Se decidessimo di andare nelle Marche o in Emilia Romagna, io e la mia famiglia saremmo dei nomi grandissimi del pugilato, dalle nostre parti, invece, c’è sempre qualcosa che non va».

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