Il giorno più lungo di Cialente: io tradito

Il sindaco svegliato dalla notizia degli arresti convoca la giunta d’urgenza «Non ho nulla da rimproverarmi, la Procura faccia luce su ogni aspetto»

L’AQUILA. Il risveglio amaro con le prime frammentarie notizie degli arresti ascoltate, alle 7,30, alla radio. Un pugno allo stomaco e subito, prima ancora di bere il suo caffè, un giro concitato di telefonate ai collaboratori più stretti per cercare di capire qualcosa di più della vicenda che riporta L’Aquila all’attenzione delle cronache nazionali, questa volta, però, per una brutta storia di presunte tangenti che investe – tra gli altri – ex amministratori comunali, l’attuale vicesindaco e un dirigente dell’ente. E cominciata così, «la lunga, dolorosa giornata» del sindaco Massimo Cialente, che dice subito ai suoi, arrivati alla spicciolata a Villa Gioia, «di sentirsi tradito e fortemente preoccupato per il danno d’immagine subìto dalla città». L’assedio dei giornalisti, davanti alla porta del suo ufficio, respinto per alcune ore dallo staff, mentre in giro per gli uffici del Comune compaiono anche alcuni uomini delle Fiamme gialle. Altro giro, altre carte da esaminare.

Le facce attonite dell’assessore Emanuela Iorio e della sua collega Emanuela Di Giovambattista. Con loro anche l’assessore Alfredo Moroni che racconta, con amara ironia, di aver pensato – rispondendo alla telefonata della segreteria del sindaco – «a un pesce d’aprile arrivato con qualche mese di anticipo». Dall’ufficio di Cialente, presente anche l’assessore Pietro Di Stefano, esce il dirigente Vittorio Fabrizi con un fardello in più sulle spalle: il lavoro finora svolto dal dirigente Mario Di Gregorio, da ieri mattina indagato e subito sospeso dall’incarico. Al Gabinetto spuntano anche gli assessori Lelio De Santis, Betty Leone, Giancarlo Vicini e per ultimo Fabio Pelini. La giunta può riunirsi mentre giù al piano terra arriva l’assessore indagato Roberto Riga «scortato» dalla polizia giudiziaria che ha prima perquisito la sua casa e ora il suo ufficio. Le tende si abbassano per evitare ai fotografi e ai cameramen di «rubare» le immagini della perquisizione. E intanto Cialente decide di rilasciare alcune dichiarazioni prima della conferenza stampa della polizia, fissata alle 11, e della sua convocata a ruota. Si intrattiene coi giornalisti per pochi minuti, ripetendo più volte «di aver provato un grande dolore e di avere fiducia nella magistratura a cui chiediamo disperatamente di fare piena luce su tutto e in tempi rapidi». Poi, di nuovo su per decidere il da farsi con i suoi. La porta dell’ufficio di Riga si apre. Alcuni agenti se ne vanno portando via un computer. Lui, visibilmente provato, non rinuncia a rilasciare la sua versione. «Sono estraneo ai fatti che mi vengono contestati e non ho alcuna intenzione di dimettermi». Parole pronunciate di getto, prima di incontrare Cialente e di comprendere che quella delle dimissioni è una scelta obbligata. E infatti, il dietrofront arriva un’ora dopo nel corso della conferenza stampa del sindaco e della giunta. L’esecutivo è al gran completo, manca solo Riga che arriva con qualche minuto di ritardo accompagnato da sua moglie. Qualcuno gli fa posto accanto al sindaco. «Mi tiro da parte perché la giunta possa continuare il suo lavoro senza ombre», dice. Cialente ringrazia, ma il suo volto resta tirato. «Sono un garantista e chiedo alla magistratura di fare piena luce e controllare ogni angolo del Comune. La cosa drammatica è che qualsiasi ombra getta discredito sull’immagine di una città che dev’essere ricostruita». Quindi i rapporti con le persone coinvolte nell’inchiesta. «A dicembre del 2009 ho nominato assessore Vladimiro Placidi. Serviva una figura tecnica e lui era la persona giusta, poiché direttore del Consorzio dei beni culturali. Al consigliere del Pdl Pierluigi Tancredi avevo affidato una delega di vigilante della ricostruzione che gli ho subito ritirato dopo aver ricevuto centinaia di sms di protesta. Di Daniela Sibilla so solo che era una collaboratrice di Tancredi all’epoca in cui era assessore nella giunta Tempesta. Degli altri, Riga e Di Gregorio a parte, non so niente. Ho sempre raccomandato a tutti correttezza e trasparenza. Abbiamo gli occhi del mondo addosso e in questi anni il primo a portare documenti e atti in Procura sono stato io. Non ho nulla da rimproverarmi e oggi mi sento profondamente tradito».

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