evitare l'aids

Il medico: usate il preservativo e il test va fatto nei tempi giusti

Di Giammartino: «Clienti disposti a pagare di più la prestazione pur di non usare il profilattico»

TERAMO. «Spesso non sono le prostitute che non rispettano le regole di sicurezza, ma quei clienti disposti a pagare di più la prestazione pur di non usare il profilattico. Può sembrare una follia pura, ma avviene frequentemente». Così Dante Di Giammartino, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Mazzini di Teramo, commenta la psicosi scattata tra i clienti della donna affetta dal virus dell’Aids.
Ma cosa si deve fare se si sospetta di aver contratto il virus?
«Il test dell’Hiv è l'unico sistema per individuare precocemente l'infezione ed evitare danni gravi al sistema immunitario. Ma bisogna effettuarlo nei tempi giusti, tra le 8 e le 12 settimane dal rapporto sessuale non protetto. Prima non ha senso sottoporsi all’esame, perché i risultati potrebbero essere negativi. Nelle settimane di attesa è necessario comportarsi come potenziale portatore del virus, quindi utilizzare tutti gli accorgimenti del caso e astenersi dai rapporti senza profilattico».
Dove si prenota il test?
«Le strutture sono collegate in rete attraverso il portale nazionale www.failtestanchetu.it che consente di prenotare un test in maniera anonima e gratuita, scegliendo la sede e verificando orari e giorni disponibili».
E se, malauguratamente, si scopre la sieropositività?
«In questi casi, si spera il minor numero possibile, bisognerà recarsi in una struttura specializzata. L’accesso è gratuito e tempestivo perché il trattamento antivirale deve iniziare subito. In Abruzzo i centri sono 6 e si trovano a Pescara, Chieti, Teramo, L’Aquila, Avezzano e Vasto. I medici si occupano sia del supporto psicologico e sia dell’inquadramento viro-immunologico. Il trattamento consiste nell’assunzione per via orale di farmaci antiretrovirali, sotto forma di una compressa al giorno. Gli effetti collaterali sono quasi assenti, ma ogni 4-5 mesi si dovranno effettuare analisi del sangue e altri controlli».
Si tutela l’anonimato?
«Sì, anche quando si acquistano in farmacia le compresse sulla ricetta si indica una sigla, senza nome e cognome dell’utente».
Che aspettative di vita ci sono?
«Fino alla metà degli anni Novanta questa infezione provocava la morte nel giro di tre anni. Oggi, con le nuove terapie, i sieropositivi hanno un’aspettativa di vita di dieci anni inferiore alla media. È vero che i farmaci facilitano la scomparsa del virus dal sangue, ma resta integrato con le cellule linfociti. Questo comporta un rischio coronarico più alto e la tendenza all’impoverimento dell’apparato scheletrico».