Il mercatino della discordia

Forza Nuova: «Nell’area di risulta c’è evasione fiscale» I senegalesi tra balli e canti: noi contribuiamo al Pil del Paese

PESCARA. Da un lato Forza Nuova, dall'altro i senegalesi del mercatino etnico e alcuni pescaresi in loro difesa. Un parcheggio, quello dell'area di risulta, ha diviso due gruppi di persone dalle opinioni diametralmente opposte. Una mattinata sotto pioggia e vento che doveva essere solo una manifestazione di protesta di stampo di estrema destra ed invece si è trasformata, dall'altro lato della via, una festa di colori, musica balli e integrazione. Era una manifestazione autorizzata, quella di Marco Forconi e di una ventina di rappresentanti di Forza Nuova, quaranta secondo il referente del movimento. Le forze dell'ordine, però, hanno fatto in modo che i manifestanti rimanessero ben lontani dal mercatino adiacente l'area di risulta, per evitare disordini. «Il colore della pelle di queste persone, la loro etnia, non ci interessano», ha rimarcato Forconi, «la nostra è una lotta contro l'evasione fiscale e a favore della legalità. Il mercato etnico deve essere chiuso», ha continuato, «è uno spazio commerciale in cui la violazione delle regole è una consuetudine. Blitz e controlli sono solo palliativi e deterrenti inutili». Sono rimasti lì fino alle 12 gli esponenti di estrema destra, distribuendo volantini a chi passava e manifestando la loro idea.

Dall'altra parte, festa. Ombrelli e gazebo aperti per ripararsi dalla pioggia, freddo pungente. Casse e musica a tutto volume e bancarelle completamente vuote. I senegalesi del mercatino hanno incontrato la solidarietà di tante persone. C’erano, tra gli altri, Pd, Sel, Prc, Movimento 5 Stelle, Cgil, Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, brigate di solidarietà attiva, Pax Christi, oltre a tanti cittadini. «A Pescara ne siamo ventimila», ha detto il coordinatore dell'ufficio immigrazione della Cgil, Patrick Guobadia, «e in Italia 5 milioni. Contribuiamo alla crescita del Pil di questo paese. Di contro», ha proseguito, «è scarso il livello di prestazioni sociali che dovrebbero essere garantite». «Non abbiamo mai dato e non vogliamo dare fastidio a nessuno», hanno affermato gli ambulanti, «Vogliamo soltanto fare il nostro lavoro onestamente e aiutare i nostri cari. Pescara può essere una città multietnica. Se un pescarese viene in Senegal noi lo chiamiamo fratello, a noi invece ci chiamano immigrati e vogliono che andiamo via. Ringraziamo comunque quella parte di Pescara che ci accoglie e che oggi è venuta accanto a noi».

Paola M.S. Toro

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