Il mercato nero delle case popolari

La denuncia dei cittadini: «Alloggi in vendita per duemila euro»

PESCARA. Quanto costa una casa popolare? «Duemila euro». È questo il prezzo da pagare per vivere da abusivi in un alloggio intestato a un'altra persona. A denunciare il mercato nero delle case popolari sono i cittadini dei quartieri Rancitelli, Fontanelle e San Donato. Nei cortili degradati, nessuno vuole rivelare come si chiama perché ha paura di minacce e soprusi: «Una famiglia ha venduto il suo appartamento per duemila euro ed è andata ad abitare in un'altra casa popolare. Come? Sfondando il muro fatto dall'Ater. Succede, non è una novità».

Al primo piano delle case popolari di via Caduti per servizio 27, quartiere Fontanelle, ci sono quattro appartamenti: tre murati e uno abitato. «Questo è murato da tre mesi, l'altro da otto e quello in fondo da un anno», spiega un residente. Tra Pescara, Montesilvano e Cepagatti le case popolari murate sono 267 secondo il consigliere della Lista Teodoro Massimiliano Pignoli. Per l'Ater, invece, gli alloggi murati, pronti per essere assegnati, sono soltanto 27. «I numeri dell'Ater non sono veri», dice Pignoli camminando tra le case popolari di Fontanelle insieme ad Anna Longo: «Da cinque anni», racconta Longo, «vivo con altre sei persone in un alloggio di novanta metri quadrati in via Moro mentre in città ci sono quasi trecento case murate».

LA CASA FANTASMA
A Fontanelle, c'è una legge: la prepotenza di pochi tiene in pugno il quartiere. L'immagine che lo dimostra è una casa fantasma realizzata nell'androne del palazzo in via Caduti per servizio 25: ci sono il frigorifero attaccato alla corrente con una prolunga, il barbecue, la panca in legno con le sedie, i giochi per bambini e un divano. «Tutte le notti, una festa. È impossibile dormire», si lamenta una residente. Davanti al gazebo, il palazzo non ha più portone: «L'hanno smontato per favorire l'entrata e l'uscita», commenta il presidente del quartiere Piernicola Teodoro.

I LADRI DI CORRENTE
Al numero 29 di via Caduti per servizio, dentro il locale dei contatori dell'energia elettrica, i cavi penzolano: «Qui ci abitano anche i ladri di corrente», racconta un residente indicando il malloppo di fili. Un'altra residente protesta: «Vivo da sola e ogni mese mi arriva una bolletta da cento euro, succede così per gli allacci abusivi».

L'ESERCITO DEGLI ABUSIVI
Dentro le case popolari ci sono gli alloggi assegnati in base alla lista d'attesa, quelli murati con i mattoni che l'Ater non ha ancora affidato al Comune e gli altri sfondati dove vivono gli abusivi. Pignoli mostra la differenza: «Gli alloggi popolari in regola si riconoscono dal telaio intorno alla porta, negli appartamenti sfondati il telaio manca e la porta si regge quasi per caso».

Al quarto piano del civico 46 non c'è neanche la maniglia: per entrare si tira un filo di plastica annodato al buco della serratura. Nello stesso palazzo, ci sono altri due alloggi sfondati oltre a una casa murata. Al numero 50 di via Caduti per servizio domina il degrado con le roulotte distrutte parcheggiate nell'androne ricoperto di immondizia. «In questo stabile», spiega Teodoro, «si fa prima a contare i pochi in regola. Tutti gli altri sono abusivi».

LA CASA PER LE VACANZE
Un'altra cittadina racconta: «C'è una persona che non si fa vedere mai a Fontanelle. Poi, arriva a luglio e agosto: anche se ha la residenza qui, dice che usa la casa popolare perché è comoda per andare al mare. Ma come è possibile? L'Ater deve fare i controlli».

«VIA DAL FERRO DI CAVALLO»
Da Fontanelle a Rancitelli, il ferro di cavallo di via Tavo è il supermarket abruzzese della droga: secondo le forze dell'ordine, dentro gli alloggi il viavai di tossicodipendenti da tutto l'Abruzzo e anche da Molise e Marche è continuo. Lo confermano anche i residenti: «Non voglio più stare al ferro di cavallo», raccontano un rom e sua moglie, «abbiamo due bambini e non possono stare a contatto con i tossicodipendenti. È una vita infernale: radio a tutto volume, degrado e se uno prova a parlare raccoglie solo minacce angherie».

Lo spaccio di droga è un cancro che ammala la periferia: «Ho contattato l'Ater», racconta un'altra residente di via Caduti per servizio, «per segnalare che in una casa si spaccia la droga, ho visto anche delle piante di marijuana sui balconi. Cosa mi ha risposto l'Ater? Che avrei dovuto fare una denuncia lasciando il mio nome e il mio cognome ma io ho paura: io mi limito a fare una segnalazione perché in questo quartiere ci vivo e non è facile. Basta una parola di troppo per vedersi la macchina distrutta dalla sera alla mattina». Spaccio di droga mischiato a prepotenze e degrado: sono questi i nodi irrisolti delle case popolari. Un residente mostra il cemento che cade a pezzi: indica una colonna portante e si vedono i ferri arrugginiti che spuntano dal cemento. Sull'asfalto di via Caduti per servizio le buche si susseguono: «L'assessore ai Lavori pubblici Alfredo D'Ercole ha fatto asfaltare un tratto di strada che non arriva a venti metri», spiega Teodoro.

RIUNIONE CON IL PREFETTO
«Invito il prefetto Vincenzo D'Antuono», chiede Teodoro, «a convocare una riunione per l'ordine e la sicurezza pubblica e prendere provvedimenti. Siccome i cittadini hanno paura di denunciare le illegalità, se il prefetto mi convocherà, sarò io a raccontare i punti critici dei quartieri della periferia».

«L'Ater venga a farsi un giro con me per quantificare gli alloggi murati», dice Pignoli, «le case ci sono e l'Ater deve darle al Comune per le assegnazioni a chi aspetta da anni».

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