Il ministro Galletti agli enti: «Subito la bonifica del sito di Bussi altrimenti carte in procura»

Lo rivela un verbale inedito di una riunione romana sulla bomba ecologica: Regione e Comuni rischiano di finire sotto inchiesta per nove anni di ritardi

ROMA. L'aria che tira al Ministero dell’Ambiente sulla tormentata vicenda della bonifica della discarica di Bussi è tutta in una frase. Contenuta nelle ultime sei righe del verbale della riunione che si è tenuta a Roma lo scorso 8 novembre. E che il Centro è in grado di rivelare.

Il 30 di questo mese si terrà, sempre al Ministero, una Conferenza dei servizi sul sito di interesse nazionale (Sin) di Bussi nella quale verranno analizzati i piani di caratterizzazione e i progetti di bonifica ad oggi disponibili. E in quella sede i funzionari al servizio del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, si aspettano massima collaborazione istituzionale ai fini della loro rapida approvazione: serve insomma uno sprint. E i toni sono quelli dell'ultimatum.

LA DIFFIDA. Il ministero - si legge nel verbale - è pronto ad esercitare ed avviare le iniziative che gli competono ai sensi della legge «nei confronti dei soggetti inadempienti rispetto agli obblighi di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dandone comunicazione alle procure competenti». Una minaccia che parte da una constatazione: le attività per il risanamento del sito sono passate dal 1° luglio di quest'anno nella esclusiva responsabilità del ministero. E, a differenza del passato, si svolgono in assenza dei poteri speciali e delle deroghe concesse alla precedente gestione commissariale avviata nel 2007: per concludere gli interventi entro giugno 2018 è necessario dunque che ciascuno faccia, sul serio, la sua parte.

E che mai più si verifichino ritardi, inadempienze o sgrammaticature. Come sulla gestione dello studio dell'Istituto Zooprofilattico condotto sull'ecosistema del fiume Aterno-Pescara. Che ha certificato, recentemente, il superamento dei limiti di concentrazione da mercurio e diossine in alcuni pesci destando un certo clamore mediatico, oltre che un ovvio allarme sociale. Ma di cui il ministero dell'Ambiente, paradossalmente, «è venuto a conoscenza solo indirettamente perché pubblicato dal 29 ottobre da alcuni siti web» si legge nel verbale. Che mostra, pure, il disappunto degli stessi sindaci interessati dal piano di monitoraggio delle acque, e cioè quelli del comune di Popoli, Bussi, Bolognano e Torre dei Passeri, anche loro non informati ufficialmente dei contenuti dello studio.

COSA STUPEFACENTE, dal momento che, spetterebbe a loro adottare, eventualmente, ordinanze a tutela della salute pubblica. Sempre che si ritenga che un pericolo ci sia, perché, ad esempio il sindaco di Bussi non ha esitato ad affermare che nel suo comune «non esiste alcun allarme in merito alle attività di pesca». Ma, oltre ai media, a chi è finito il documento dell'Istituto Zooprofilattico? Alla fine, non senza difficoltà, se ne è venuti a capo: i dati sono stati trasmessi alla regione Abruzzo, anzi al solo servizio veterinario. Una vicenda imbarazzante se si pensa che i monitoraggi vengono fatti in base ad una legge che la regione ha fin dal 1982. Ma che l'ultimo sul fiume in questione è di vent'anni fa e quei dati non sono comparabili con quelli odierni. Almeno stando a quanto dichiarato a verbale dall'Istituto Zooprofilattico che ha partecipato alla riunione. A differenza della Asl di Pescara che, invece, pur se regolarmente convocata, ha disertato l'incontro.

L’EFFETTO SISMA. Ad ogni buon conto dalla riunione sono emersi diversi altri spunti, seppure la videoconferenza sia stata più volte interrotta per motivi tecnici. Si è fatto in tempo a capire, però, che a complicare la situazione c'è pure il terremoto. Che ha danneggiato il laboratorio dell’Agenzia regionale per la protezione dell'Ambiente (Arta) di Teramo. E non è escluso - si legge sempre nel verbale - che questo comporterà un ritardo nell’avvio delle indagini sulle aree pubbliche del Sin che sarebbero dovute iniziare entro due mesi. E ancora. Il ministero ha sostituito il responsabile (Rup) di gara designato dall'ex struttura commissariale dopo un'interlocuzione con l'Anac di Raffaele Cantone.

INFINE I SOLDI: si stanno facendo le pulci alla contabilità ereditata dall'ufficio del commissario: in cassa residuano poco più di 45,5 milioni destinati per le bonifiche ma anche per il fiume Aterno-Pescara. Risorse sul cui impiego, sempre il sindaco di Bussi ha le idee chiarissime: vengano utilizzate "unicamente" per la gara propedeutica alla reindustrializzazione del Sin.

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