Il no di Pezzopane a Marini, altre scintille D’Alessandro: ha votato contro l’Abruzzo

Il capogruppo Pd in regione attacca la senatrice che scrive a Bruno Vespa per respingere le critiche

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PESCARA. Ha lasciato il segno nel Pd abruzzese la decisione dell’altro ieri della senatrice Stefania Pezzopane di non votare l’aquilano come lei Franco Marini (di San Pio delle Camere) al Quirinale, ma di scegliere Rodotà. «Io non voterò mai contro l'Abruzzo, considero grave la decisione della Pezzopane, grave innanzitutto umanamente, gravissima per l'Abruzzo ed ancora più grave per le ragioni di L'Aquila che certamente avrebbe potuto avere i riflettori dell'attenzione puntati dalla prima carica dello Stato, dal Presidente della Repubblica», commenta Camillo D’Alessandro, capogruppo in consiglio regionale del Pd e nella schiera dei grandi elettori (è il più giovane) in questi giorni a Roma.

D’Alessandro ritiene che la Pezzopane sia caduta anche di stile quando, quando era ormai chiaro che Marini non ce la facesse, ha consegnato alla "rete" la decisione del suo sostegno a Rodotà. «Perché non lo ha detto prima agli abruzzesi ? Perché non ha ritenuto di riflettere insieme agli altri elettori abruzzesi», domanda. «Ieri la sua coscienza ed il suo popolo imponevano, come si è giustificata la Pezzopane, di votare Rodotà, ma oggi perché ha cambiato opinione votando per Prodi? Ed il popolo e la coscienza? », domanda il capogruppo-grande elettore.

Lei, Stefania Pezzopane, ha intanto ritenuto opportuno rispondere con una lettera a Bruno Vespa, anche lui aquilano, in merito alle critiche che il giornalista le aveva rivolto dopo il non-voto.

«Ho appreso con un certo sconcerto che un professionista e uomo di cultura come Lei, si faccia amplificatore del messaggio misogino e falso che sarei stata eletta grazie al passo indietro del senatore Marini e che il risultato raggiunto non sia merito mio, ma dovrei ringraziare e compiacere qualcuno», scrive la Pezzopane chiedendo diritto di replica: «A differenza di alcuni non sto in politica per concessione di un capo, ma per scelta dell'elettorato e non ho mai voluto svolgere il ruolo di controfigura. Credo», aggiunge rivolta sempre a Vespa, «conosca bene la tenacia e l'orgoglio delle donne aquilane». «Il mio partito ha stabilito di candidare capolista chi avesse vinto le primarie. In Abruzzo così è accaduto, tanto per me, quanto per il mio collega Giovanni Legnini alla Camera».

«Conosciamo bene i meriti di Franco Marini, a cui mi legano stima e amicizia», riprende la senatrice, «Marini ha ottenuto la deroga per la sua candidatura in Abruzzo e quindi, rispettando l’esito delle primarie, è stato candidato al secondo posto. Una posizione che lui stesso ha ritenuto giusta. Stesso discorso è valso per altri due candidati».

«Se Franco Marini non ha ottenuto il seggio al Senato», spiega a Vespa, «è colpa solo del cattivo risultato che il mio partito ha avuto in Abruzzo, solo a L'Aquila il risultato è stato davvero incoraggiante. Questo vorrà pur dire qualcosa. Ma, nonostante tutto, l'emorragia di voti abruzzesi ha penalizzato nomi importanti, Marini, Paola Concia, Giovanni Lolli, aquilano anche lui».

La senatrice sostiene che le spiace dover dire cose che tutti sanno e che sono scontate e di doverle dire in un momento così delicato, «tuttavia», ripete, «respingo con forza l'immagine della irriconoscente, che non mi si addice affatto. Il mio voto per Rodotà non è stato un voto contro Marini, ma contro strani intrecci e una logica sbagliata, che hanno esposto lo stesso Marini a critiche ed attacchi esagerati. Errori che hanno costretto il Pd a cambiare rotta. Non ho sbagliato io a votare», conclude, «era l'operazione politica ad essere sbagliata. Marini è stato solo una vittima».(cr.re.)

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