il giornalista

«Il paese è isolato, non si è pensato al futuro»

Il parere di Paolo Gambescia, già direttore del Mattino di Napoli e poi del quotidiano Il Messaggero di Roma, innamorato di Pescasseroli

PESCASSEROLI. È un rapporto di grandissimo amore, quello che lega Pescasseroli e Paolo Gambescia. Giornalista, già direttore del Mattino di Napoli, e poi del quotidiano Il Messaggero di Roma, Gambescia è nella giuria del Premio Croce da tantissimi anni.

Che legame ha con Pescasseroli?

«Ne sono innamorato, ci vado spessissimo. Ho tantissimi amici lì, ci passo il Natale, il Capodanno. Sa qual è il momento migliore per andarci? Quello della mutazione…».

Cioè?

«Quando il Parco cambia colore. Adesso è già un po’ tardi. Il periodo giusto è ottobre, al massimo inizi di novembre, oppure da aprile a giugno. Vedi gli alberi secolari che diventano color arancione, e poi tornano a essere verdi. Se non ti emozioni davanti a uno spettacolo del genere, allora vuol dire che la vita deve averti veramente distrutto».

Che pensa dell’analisi fatta da Dacia Maraini dopo i danneggiamenti alla sua casa?

«Sono parzialmente d’accordo con l’analisi di Dacia. Ci sono tre cose che bisogna considerare. La prima è la disperazione dei giovani del paese, che devono spostarsi per avere un futuro. La seconda è che, secondo me, è stato sottovalutato l’influsso che avevano i gitanti di città come Roma e Napoli su Pescasseroli. Negli anni ’80 da ritiro di gente con i soldi è diventato un luogo di turismo di massa, dei nuovi ricchi, e quindi dei figli della Roma e Napoli bene che facevano uso di droga, giravano sui macchinoni, e che hanno stralunato il paese. Poi la situazione è cambiata. Con la crisi non c’erano più soldi, e il paese è ripiombato in una situazione di isolamento interrotto solo dal periodo di flusso turistico annuale, anche limitato. Terzo elemento, è che Pescasseroli non ha pensato al suo futuro. Dacia ha una visione troppo eterea del luogo, perché deve capire che intorno c’è la camorra, e più a sud anche la sacra corona unita, che vogliono portare i loro traffici in un’area dove si possono muovere facilmente».

Se potesse dare un consiglio, in relazione allo sviluppo della zona, cosa suggerirebbe?

«Di non puntare sull’occasionalità della stagione, ma sul patrimonio naturalistico immenso e unico al mondo. Pescasseroli, poi, dovrebbe diventare un luogo di incontro di proposte intelligenti. Non c’è un posto migliore di Pescasseroli per pensare. Se stai tre giorni lì qualche idea in testa ti verrà».

E di quei ragazzi che hanno devastato la casa della scrittrice?

«Sono probabilmente dei disperati, non hanno capito che lì si può vivere e guadagnare. Nessuno, probabilmente, glielo ha insegnato».(a.b.)

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