Il papà Amedeo e l’Aurum simbolo di una dinastia

Fondatore della distilleria, rilevò nel 1921 l'incompiuta dei bagni Kursaal. Il modernista Michelucci completò l'edificio che oggi ospita convegni e cerimonie

PESCARA. I Pomilio e l’Aurum, la distilleria del famoso liquore all’arancia fondata da Amedeo Pomilio, papà di Gabriele, Oscar e Vittorio. Un gioiello di architettura che oggi alla Pineta ospita convegni e cerimonie, ma e che negli anni Cinquanta era un’isola di operosità e lavoro con circa 70 dipendenti. È un legame che parte da lontano quello tra i Pomilio e Pescara. E che corre sul filo della creatività declinata in mille modi. Dallo sport (con i nazionali di basket Vittorio e la figlia Malì, e di pallanuoto con Gabriele e Amedeo, attuale vice allenatore della nazionale), ma non solo. A cominciare dall’intuito e la curiosità del capostipite Livio, ingegnere civile nell’età giolittiana al cui nome è legata, a cavallo tra Ottocento e Novecento, la realizzazione della caserma Berardi di Chieti e del ponte sul fiume Pescara che collega Chieti con Villanova di Cepagatti. E dei suoi undici figli, perlopiù ingegneri come lui. Come furono Amedeo, Ottorino, Carlo e Umberto.


E proprio Amedeo, classe 1882, primo presidente dell’associazione industriali d’Abruzzo è quello che più degli altri lascia il segno a Pescara. A cominciare proprio dall’Aurum, il liquorificio realizzato nel cuore della Pineta dannunziana al posto del Kursaal, i bagni liberty iniziati nel 1910 come struttura turistica ma rimasta incompita, che Pomilio rilevò nel 1921 per farne una distilleria. A progettarla chiamò l’architetto modernista Giovanni Michelucci: ecco l’Aurum come è ancora oggi, una struttura piena di luce, basata sul principio dell’«integrazione dei luoghi»: all’epoca non più solo un luogo di lavoro, ma uno spazio vivo e aperto che accoglie la città con un cortile interno dove, d’estate, si andavano a esibire artisti del calibro di Toscanini.

Sono gli anni Trenta, Gabriele D’Annunzio, amico di Amedeo, è poeta e uomo di cultura, ma a suo modo anche un pubblicitario che dà il nome alla Rinascente e per l’amico Amedeo conia anche il nome del liquore all’arancia. Il liquore che negli anni Cinquanta, (gli anni della foto) viene distribuito in versione mignon speciale alle prime della Scala e per cui, nei periodi di maggiore floridità, lavorano fino a 120 dipendenti. Una fabbrica che esporta i profumi d’Abruzzo anche con la cerasella e il liquore di San Silvestro fino ai primi anni Settanta, quando inizia lo spostamento che oggi lo vede a Marina di Città Sant’Angelo, di proprietà della Ilva di Saronno. Perché nel frattempo i tre figli di Amedeo, Oscar, Gabriele e Vittorio prendono strade diverse, ma portando sempre in alto il nome di famiglia. (s.d.l.)