Il Papa di Paolo Sorrentino, santo o demone?

Da venerdì 21 ottobre su Sky la serie prodotta e diretta dal regista premio Oscar con Jude Law attore protagonista

di NICOLETTA TAMBERLICH

Le sue prime, attese, parole ai fedeli raccolti in piazza San Pietro in un’insolito orario notturno sono severe: «Vi siete dimenticati di Dio, non vi sarò mai vicino, non ho nulla da dire a chi nutre dubbi, siete voi che dovete provare che Dio non esiste. Dio esiste.

Non vi indicherò nessuna strada: cercatela». Quando lo illuminano con una luce laser verde di quelle che vendono per strada, la sua reazione sarà dura: «Come osate? Non so se voi mi meritate». “The Young Pope” è l’attesa serie in dieci puntate firmata dal premio Oscar Paolo Sorrentino, attore protagonista Jude Law (Pio XIII), in onda dal 21 ottobre su Sky Atlantic HD. Una produzione originale Sky, Hbo e Canal+. Nel cast stellare, Diane Keaton (Suor Mary), Silvio Orlando (Cardinal Voiello).

«Per giudicare bisogna avere la pazienza – ha detto Sorrentino – di vedere tutte e dieci le puntate: non è facile recintare in poche parole un film così lungo su un mondo così complesso, ma se dovessi fare una sintesi direi che fotografa una o più solitudini che abitano un territorio compresso e limitato che di per sé è già il manifesto dell'isolamento e della solitudine.

Il Vaticano è uno stato atipico, una città diversa da tutte le altre, un posto in cui, vuoi per i dogmi religiosi vuoi per le leggi che ne regolano la quotidianità, la solitudine è un dato percepibile, qualcosa che puoi quasi toccare con mano».

Lenny Belardo alias Pio XIII è controverso, ma ancorato alle tradizioni, nessuno sa davvero cosa gli passa per la testa, ha sempre le sigaretta accesa fra i denti, insomma fuma come un dannato, beve coca cola alla ciliegia, vorrebbe la musica sempre accesa. E ha sogni agitati.

La scena iniziale di lui adulto che esce carponi vestito di bianco da sotto una piramide di bimbi addormentati è da brividi, un meraviglioso sogno geniale di Sorrentino, al di là dei pregiudizi. Non fermatevi alle apparenze aspettate. Pio XIII è orfano, cresciuto in un collegio da Diane Keaton, suor Mary che nominerà guarda caso sua assistente segretario personale.

Ma questo papa non riesce a mentire, ha una memoria prodigiosa è bello come il Donatello. È indecifrabile, vendicativo, ma per altri aspetti struggente.

Solitario, contraddittorio, rinvia la prima omelia dal balcone di San Pietro, perché vuole essere irraggiungibile come una rockstar, invisibile come Salinger e Mina (parole sue) e Bansky. E infatti vuole restare nella penombra, meno ti fai vedere più diventi potente. Molte le scene forti: quando il Papa sogna di esortare i fedeli a masturbarsi, a inseguire la libertà e la felicità ognuno come gli va senza sensi di colpa. Quando Law chiede al capo della congregazione per il clero: sei omosessuale? E lui dopo un silenzio risponde: sì. Nelle prime due puntate della serie, già proiettate alla mostra di Venezia, si vedono le prime ore di Pontificato di Lenny Belardo. «Questo ruolo mi ha dato l’opportunità di interpretare un personaggio pieno di contraddizioni – dice Jude Law – e se in un primo tempo l’idea di portare sul grande schermo un Papa sinceramente mi ha messo un po’ di panico, Paolo mi ha fatto capire che andava pensato semplicemente come un uomo cui è capitato di essere Papa. Le sue azioni sono sì rivoluzionarie e sconvolgenti ma in una direzione tutta diversa e imperscrutabile, che sconvolge i poteri e gli equilibri vaticani». Dove condurrà l’agire di Papa Pio XIII, nella serie di Paolo Sorrentino, è tutto da scoprire. Ma è chiaro che la sua è una figura capace di essere angelica e doppiogiochista assieme, coacervo di contraddizioni tutte da risolvere: che sono le contraddizioni della Chiesa, della fede e dell’uomo.

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