Il Pd raccoglie firme per far cadere Mascia

L’opposizione vuole dimettersi in blocco per chiudere in anticipo la consiliatura, oggi vertice di Forza Italia sulle candidature

PESCARA. Il centrosinistra ha intenzione di far cadere l’amministrazione Mascia prima dello scioglimento della consiliatura. Vuole fare come a Montesilvano, quando domenica scorsa 13 consiglieri dell’opposizione, insieme al presidente del consiglio, si sono incontrati in uno studio notarile per presentare in blocco le dimissioni e far decadere il sindaco Di Mattia e la sua giunta.

Pescara come Montesilvano, dunque, ma a parti invertite. Perché nel capoluogo adriatico è il centrosinistra che punta a far fuori l’amministrazione in carica. Stessa cosa avrebbe intenzione di organizzare l’opposizione in Provincia per mandare a casa in anticipo il presidente Guerino Testa. La raccolta firme in Provincia dovrebbe partire tra qualche giorno. Ma che senso ha far chiudere in anticipo di qualche mese le due amministrazioni? Forse un tentativo di vendicarsi nei confronti del centrodestra per ciò che ha combinato a Montesilvano con Di Mattia? Sta di fatto che ieri di prima mattina alcuni esponenti del Pd si sono messi al lavoro per raccogliere le firme necessarie, almeno 21, per arrivare alle dimissioni in blocco dei consiglieri. Ma, almeno fino a ieri, questo risultato non sarebbe stato raggiunto. Per avere il numero minimo di firme servirebbero anche quelle dei consiglieri dell’Udc. Ma tra i centristi qualcuno si è già tirato indietro. Il presidente del consiglio comunale Roberto De Camillis si è rifiutato di firmare. «Non firmerò mai quel documento, io sono un democristiano serio», ha detto. Non avrebbe firmato nemmeno il capogruppo dell’Udc Licio Di Biase.

Qualche perplessità sarebbe emersa anche nell’altra frangia dei centristi, l’Udc Ppe che fa capo ai consiglieri Vincenzo Dogali e Vincenzo Di Noi. «Sinora nessuno ci ha proposto di firmare», ha rivelato Dogali, «quando ci proporranno di farlo, ci dovranno anche spiegare il perché». La loro partecipazione non basterebbe, comunque, a far raggiungere i 21 consiglieri. Secondo alcune indiscrezioni, mancherebbero anche le firme di alcuni consiglieri del Pd. Invece, quelli di Fli hanno firmato.

Il centrosinistra, però, sembra intenzionato ad andare avanti. Le dimissioni in blocco servono per dimostrare che Mascia non ha più i numeri per governare la città. Un brutto segnale che potrebbe essere interpretato negativamente nei palazzi romani, dove si sta esaminando il caso Pescara per la scelta del candidato sindaco. Le dimissioni in Comune dell’opposizione potrebbero favorire paradossalmente la corsa di Testa a sindaco.

Oggi, comunque, il presidente della commissione nazionale elettorale di Forza Italia Altero Matteoli incontrerà nella capitale i coordinatori regionali per parlare di elezioni. Ci sarà anche il coordinatore abruzzese Nazario Pagano, che venerdì scorso è sembrato voler aprire all’ipotesi di una candidatura a sindaco di Testa. Matteoli, però, ha corretto il tiro e il giorno dopo ha dichiarato in modo categorico che Forza Italia «privilegia gli amministratori locali uscenti», nella scelta dei candidati. Un via libera, quindi, all’ipotesi di un secondo mandato di Mascia. Così, la coalizione rischia di spaccarsi e di andare divisa alle prossime elezioni. La coordinatrice del Nuovo centrodestra Federica Chiavaroli ha già avvertito che Testa sarà candidato a sindaco in qualsiasi caso, sia se si faranno le primarie, sia se Mascia correrà per un secondo mandato.

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