PARLANO GLI “SFRATTATI” DALL’EX FEA 

Il racconto degli abusivi: ci hanno portato via tutto, anche le pentole

PESCARA. «A pranzo avremmo preparato spaghetti alla carbonara, invece ci hanno portato via tutto: pentole, materassi, scarpe, i libri che custodivamo con cura e pure i soldi, 7-8 euro raccattati con...

PESCARA. «A pranzo avremmo preparato spaghetti alla carbonara, invece ci hanno portato via tutto: pentole, materassi, scarpe, i libri che custodivamo con cura e pure i soldi, 7-8 euro raccattati con fatica, col nostro lavoro, in mezzo alla strada».
Giovanni D’Amico, 55 anni, teramano di Isola del Gran Sasso, accento romanesco «perché per un periodo ho vissuto nella capitale» e «un passato in galera con l’accusa di estorsione, ma ero innocente» racconta di sè, e Gabriele Ascione, 54 anni, napoletano, ex titolare di un autolavaggio, sono gli abusivi sfrattati da un caseggiato dell’ex Fea seminascosto tra le sterpaglie che prima di mezzogiorno era già murato. In «due anni di permanenza» lo hanno trasformato in una abitazione. Abusiva così come il lavoro di posteggiatori in giro per la città. «Noi lavoriamo, certo che lavoriamo. Ci guadagniamo da vivere facendo i parcheggiatori abusivi. Incassiamo una ventina di euro al giorno e poi ce ne torniamo a casa, non diamo fastidio a nessuno, invece adesso siamo per strada. Che facciamo ora? Rientriamo in quella che è la nostra casa da due anni» raccontano i due amici, che si fanno coraggio l’un l’altro, mentre osservano l’operaio del Comune che, armato di scaletta, infila uno dopo l’altro i mattoni e ci butta su il cemento. L’immobile a fine mattinata è sigillato. Per rientrare i due amici dovrebbero abbattere il muro di mattoni. Il napoletano non si dà pace perché gli hanno «portato via le scarpe nuove». E il teramano è angosciato per i libri e le monetine che ha perso.