IL SIGNORE E IL MENDICANTE

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L'uomo, un signore distinto di mezza età, avvolto nel suo cappotto lungo grigio, riscaldato da comode scarpe invernali, un cappello a coprire la testa, al collo una scarpa di cashmere, camminava per la via centrale della città diretto verso i suoi consueti impegni giornalieri, ragionava tra sè facendo i suoi conti, si fermò un attimo sotto il portico, senza guardarsi intorno, scavava nella sua mente immagini, cercava soluzioni, quindi si accorse con ritardo che qualcuno dabbasso cercava insistentemente la sua attenzione. Tornato improvvisamente alla realtà richiamato da un sgradevole odore abbassò la testa e si trovò davanti un giovane uomo in ginocchio vestito con abiti logori, una barba incolta, dei capelli selvaggi, che sbiascicava parole supplichevoli, uno sguardo compassionevole, ai suoi piedi una piccola ciotola con qualche spiccio. L'uomo istintivamente, tirò fuori il suo ferma carte pieno di banconote di grosso taglio e rimase lì fermo. Il giovane uomo, incredulo davanti a quella improvvisa fortuna che stava per piombargli addosso, fermò la sua litania e sorrise in modo da mostrare la sua orribile bocca priva di molti denti e piena di marciume. "Dimmi giovane uomo da dove vieni?" "Io venire da lontana Romania" "E dove vivi?" "Questa è mia casa" e allargò le braccia ad indicare la strada tutta "Dormi in strada?" "No io dormire alla Caritas" "E scommetto che mangi anche lì" "Sì io mangiare alla Caritas" "E si mangia bene?" "Mangiare molto bene" replicò "E perchè sei qui buttato piuttosto che cercarti un lavoro" "Io cercato lavoro, ma nessuno fare lavorare me, c'è crisi" adesso, dopo aver risposto diligentemente, il giovane uomo si aspettava la ricompensa per tanta disponibilità "E dimmi giovane uomo se io adesso ti dovessi dare questi" e fece il gesto di tutto il pacco di soldi "tu cosa ci faresti?" il giovane uomo provò a contare quanti soldi potessero essere, quando si avvicinò alla cifra cominciò a venirgli giù la bava dalla bocca "Io andare a mangiare nel miglior ristorante e poi andare a dormire hotel con stanza tutta per me, e poi bè... andare da una, capisce, è da tanto" "E domani torneresti qui a elemosinare come oggi ed avresti buttato i miei soldi senza migliorare la tua vita" "Io fare quello che dire tu" "Se io ti dovessi dare questi soldi non migliorerei la tua vita, anzi per qualche strana ragione andrei a peggiorarla dandoti un'illusione che durerebbe un niente, mentre io dovrei rinunciare alla mia quotidiana agiatezza. E poi tu hai un letto gratis, ti danno da mangiare gratis, non devi pagare le tasse, non hai bisogno di lavorare per vivere, a pensarci bene, tu vivi molto meglio di me, non hai pensieri, non hai obblighi, non hai responsabilità, non devi rendere conto ad un superiore, ad una moglie, a dei figli, nel tuo piccolo sei un semplice peso per questa società, un parassita dei più letali, a conti fatti non meriti la mia compassione" Così dicendo rimise le sue banconote all'interno della giacca, si girò e riprese il suo cammino, mentre il giovane uomo, ricominciò la sua incomprensibile litania con maggiore intensità, le lacrime agli occhi, flettendo ancora di più la sua schiena, fino a strisciare con la faccia il sudicio pavimento, addolorato da quell'abbaglio che per un attimo gli aveva fatto credere in una giornata migliore, lo stomaco brontolante dava calci e acuti e la pioggia sulla schiena, esposta alle intemperie, lo rendeva ancora più sudicio e puzzolente.

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