Il sismologo: siamo in presenza di scosse non collegate

Del Pinto: gli eventi di Sora e Arischia hanno origini diverse La sequenza in atto va studiata con attenzione

L’AQUILA. «Eventi sismici come quelli della notte tra sabato e domenica rappresentano dei fenomeni da non sottovalutare, in quanto interessano aree sismogenetiche che nella storia sono state interessate da terremoti rilevanti». Geofisico e sismologo, referente della Rete di monitoraggio sismico del Molise, Christian del Pinto spiega l'importanza di non sottovalutare i segni della terra, seppur nella consapevolezza che è impossibile fare previsioni su quando o dove ci sarà la prossima scossa importante, in un territorio come quello italiano attraversato da numerose faglie.

Dottor del Pinto, parliamo delle due forti scosse delle ultime 48 ore, quella di 4.8 di Magnitudo registrata nel Frusinate e quella di 3.7 rilevata a ridosso del Gran Sasso. È possibile individuare una correlazione tra i due fenomeni, considerando anche che dalla Calabria, al Pollino a tutto l'Appennino centrale ci sono state varie scosse nel week-end?

«È una teoria interessante, questa. Divulgata, tra l'altro, di recente da ambienti vicini al Cnr. Si parla di una sorta di risonanza delle magnitudo, come se venissero influenzate a vicenda: si parla di fatto di trasferimenti di energia da una zona all'altra. A mio avviso, però, considerando le aree interessate dalle due scosse principali, credo che sia difficile trovare un nesso causale tra il terremoto registrato nell'area di Sora e quello delle due di notte, che ha interessato un'area a nord della frazione di Arischia, in un'area distinta da quella del grande terremoto del 1703 (in quel caso si trattava di una faglia tra Barete e la stessa Arischia)».

Le scosse registrate nell'Aquilano negli ultimi mesi appartengono a una sequenza sismica nuova o sono ancora una coda del 6 aprile 2009?

«Un terremoto con un picco di 6.3 genera una situazione di squilibrio, specie se ricade in un'area in cui sono presenti molte strutture sismogenetiche (ovvero in grado di generare terremoti). Per questa zona, ritrovare il cosiddetto “equilibrio” può rappresentare una questione di anni. Ci sono delle aree che “hanno ancora qualcosa da dire”, come quella che ha interessato la montagna di Arischia».

Non chiediamo improbabili previsioni, ma cosa è lecito attendersi da questo scenario?

«Dopo l’evento sismico di Ml 3.7, il database dell’Iside ha rilevato una trentina di scosse minori. C’è una frequenza in atto che va studiata: può morire nel giro di poco o far registrare ulteriori eventi. I dati sono troppo pochi per trarre conclusioni, ma un’analisi va impostata ».

(fab.i.)

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