Il vino di Ofena

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Sono nato in un paese dove la coltivazione della vigna è stata sempre predominante nel sostentamento dell’economia agricola. Durante la vendemmia, ancora non meccanizzata negli anni sessanta, tutto il paese era mobilitato, non c’era persona anche più disagiato, non rinunciava alla sua botticella. L’odore del mosto saliva dalle cantine dove l’uva era pigiata con i piedi e si sentiva fino a notte tarda il tintinnio dei torchi che spremevano le vinacce. Un via vai di asini e muli carichi di bigonci e ceste che trasportavano uve, le migliori, dalle terre alte del paese non raggiungibili da mezzi meccanici, e poi i primi trattori e carri con buoi e cavalli che riempivano le cantine con le uve della pianura. Quanta cura metteva mio nonno nel preparare le botti, le conche le casse le forbici, la cantina rimbiancata con calce spenta ,fuori il vino vecchio e altri prodotti che potessero guastare quello nuovo. Si recava spesso in cantina, controllava la temperatura, odorava l’aria percepire l’odore della fermentazione avvicinava l’orecchio alla botte come un dottore che sente il respiro, e alla fine della fermentazione, la chiusura della botte era una specie rito liturgico che si ripeteva sempre uguale negli anni, un panno sopra la porticina della botte e una impastata di cemento con croce tracciata sopra. Poi San Martino, si spillava un liquido ancora torbido e dolciastro che solo apprezzava forse perchè sapeva cogliere in quei pochi sorsi la prelibatezza nascosta. Negli anni, Tonino Cataldi ha dato una svolta decisiva alla coltivazione e alla diffusione del vino di Ofena. Luigi Cataldi ha poi ha valorizzato ancor più questo prodotto legandolo al territorio. Passeggiando per una piccola cittadina del Granducato di Lussemburgo, Esch sur l’Alzette, qualche tempo fa, rimasi meravigliato di trovare in esposizione nella vetrina di un negozio il Cerasuolo d’Abruzzo Piè delle Vigne, Cataldi Madonna. Meravigliato e soddisfatto di trovare un vanto del nostro piccolo borgo in un posto tra l’altro fuori da circuiti turistici. Stimolato da questa scoperta, la sera nel ristorante chiesi se avevano nella loro cantina il Vino Cataldi, bevemmo insieme ad amici e parenti più di una bottiglia di Cerasuolo, spiegai loro che quel vino portava il nome di una zona molto rinomata della pianura ofenese. Fu una serata splendida passata tra ricordi e nostalgie dei tempi passati legati alla nostra gioventù ofenese. Quel fazzoletto di terra che è la pianura di Ofena posta nell’alta valle del Tirino, grazie alla caparbia e lungimiranza della famiglia Cataldi Madonna, è terreno ricercato dove i migliori produttori vinicoli abruzzesi e non, hanno impiantato i loro vigneti per dar più pregio al marchio.

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