Imprenditore confessa: ho pagato 10 mila euro

Il racconto del titolare di una ditta alla forestale: ho consegnato i soldi al ristorante avevo debiti e dovevo lavorare, ma al momento di iniziare mi hanno tradito

PESCARA. Due pranzi al ristorante, una volta a Bussi e un’altra a Roccacasale, per consegnare 10 mila euro di tangenti. È un imprenditore di Perugia, Alberto Cirimbilli, già coinvolto in un’inchiesta parallella e stralciata, a raccontare i retroscena di due incontri. Agli agenti della forestale e ai pm Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio rivela che ha pagato per vincere l’appalto da quasi 2 milioni di euro per la ricostruzione della scuola di Bugnara. «Io ero davvero in condizioni di ristrettezze, dovevo prendere quel lavoro», dice. Ma, alla fine, è stato tradito: non ha vinto l’appalto e ha perso anche i suoi soldi.

«Ho conosciuto Stefano Roscini nel 2012, mi propose di venire in Abruzzo a svolgere lavori della ricostruzione post terremoto 2009 poiché aveva stretti legami con alcuni pubblici ufficiali legati alla ricostruzione quali Angelo Melchiorre e il geometra Antonio D’Angelo. Roscini», dice l’imprenditore, «aveva già in corso altri lavori e non riteneva opportuno apparire direttamente per la gara di Bugnara. Mi propose, quindi, di partecipare con la mia ditta con l’impegno di girargli in subappalto il 30% delle opere per un importo che, se non ricordo male, era di circa 500 mila euro di quelle complessive pari a 1,9 milioni». L’imprenditore racconta che non ha avuto scelta e che è stato costretto ad accettare le condizioni pur di lavorare: «Io ero davvero in condizioni di ristrettezze, dovevo prendere quel lavoro. Faccio un esempio: la banca ci pressava, quindi, io dissi in banca che dovevano aspettare e che appena prendevo i lavori in Abruzzo avrei fatto subito la cessione di credito per pagare i miei debiti di circa 140 mila euro». Poi Cirimbilli descrive la consegna delle tangenti: «Un anno e mezzo prima del bando, Roscini mi portò in Abruzzo in un ristorante e incontrammo Angelo Melchiorre e Antonio D’Angelo e io, come da espresse indicazioni di Roscini, consegnai nelle mani di D’Angelo, ma alla presenza di Melchiorre (al quale il denaro era oltremodo indirizzato), la somma in contanti di 5 mila euro. A fronte di tale consegna entrambi, sia Melchiorre sia D’Angelo, mi dissero che ora la procedura andava avanti e subito dopo, quando ci recammo nella piazza principale di Bugnara, mi consegnarono anche gli atti progettuali e una bozza di bando. Insieme andammo anche a visionare la scuola da ricostruire». Con la strada ormai spianata, l’imprenditore pensa di poter lavorare in Abruzzo e sviluppare anche un proprio brevetto di dissipatore di energia: «Avevo interesse a lavorare su questo mio brevetto. Fu questo il motivo per cui mi incontrai ancora con Melchiorre e D’Angelo e consegnai loro un’altra tranche del denaro richiesto pari a 5 mila euro». Ma le cose non sono andate nel verso sperato: pagate le tangenti, l’appalto non è arrivato. «Il bando delle opere della scuola è arrivato molto più tardi e noi, come ditta, non abbiamo potuto nemmeno partecipare perché Roscini, che mi doveva aggiornare sui tempi della pubblicazione, pur a fronte delle mie insistite richieste mi tenne all’oscuro. Io rimasi basito, feci le mie rimostranze per il comportamento scorretto. Roscini si giustificò alla meglio dicendomi che aveva avuto problemi familiari». Soldi buttati: «Nessuno mi restituì il denaro. Ho scritto, a Roscini, Melchiorre e D’Angelo, missive nelle quali con linguaggio criptico richiedevo loro la restituzione dei documenti, con ciò ovviamente intendendo la restituzione del denaro da me già versato. Loro non risposero sulle prime, ma alle ulteriori missive nelle quali intimavo di rivolgermi a un legale, ottenni una risposta di Melchiorre di tenore incomprensibile ed evasivo rispetto ciò di cui parlavamo».

In questa vicenda, attraverso un’intercettazione telefonica, spunta anche il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici di Bugnara, Domenico Taglieri (non indagato), che è anche cancelliere del tribunale di Sulmona: secondo l’ordinanza di misure cautelari, è possibile che Taglieri «fosse a conoscenza degli accordi illeciti». Sarebbe stato lo stesso Taglieri a contattare Melchiorre e Melchiorre gli avrebbe parlato dell’incontro con Cirimbilli affermando: «Lo so, questo è successo che prendemmo un caffè lì, due anni fa, un anno e mezzo fa, che questo voleva partecipare, no». «Dal prosieguo della conversazione», dice l’ordinanza, «è evidente che anche Taglieri fosse a conoscenza degli accordi illeciti tra Roscini, Melchiorre e l’imprenditore poiché Melchiorre gli ricordava, con linguaggio evidentemente convenzionale, di un caffè preso al bar in cui aveva visto delle persone. Melchiorre concludeva dicendo di non preoccuparsi perché ne avrebbe discusso direttamente con Roscini». In un successivo interrogatorio, dice l’ordinanza, l’imprenditore «riconosceva Domenico Taglieri come la persona che il giorno della seconda dazione pecuniaria aveva parlato con Roscini dell’appalto».

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