Imu, traballa l’intesa tra le coalizioni sui tagli alle aliquote

Le richieste dell’opposizione costano dai 3 ai 6 milioni Seccia: non possiamo far saltare i conti del bilancio

PESCARA. Costano da 3,4 a 6 milioni di euro le modifiche che il centrosinistra ha richiesto alla maggioranza sull’Imu. La scorsa settimana, le due coalizioni hanno raggiunto un accordo con cui l’amministrazione si è impegnata a studiare un eventuale ribasso delle aliquote per prima e seconda casa utilizzando il maggior gettito raccolto con l’acconto della nuova tassa sulla casa.

Ma quell’intesa appare molto fragile. Non è escluso che stamattina, durante il consiglio comunale dedicato sempre all’esame del regolamento Imu, la maggioranza comunichi all’opposizione di non essere in grado di apportare alle aliquote i tagli richiesti, per i costi eccessivi in termini di gettito. «Bisogna vedere se sarà percorribile una strada del genere», ha commentato ieri l’assessore al bilancio Eugenio Seccia, «i tecnici stanno studiando tutte le modifiche possibili sull’Imu. Ma è chiaro che non possiamo rischiare di far saltare i conti del bilancio, applicando riduzioni troppo pesanti alle aliquote».

Se la risposta dell’amministrazione comunale non dovesse accontentare l’opposizione, si riaprirà lo scontro in aula. Scontro che va avanti già da una settimana. «Noi abbiamo presentato due proposte», ha spiegato il capogruppo del Pd Moreno Di Pietrantonio e il consigliere Gianluca Fusilli, «la prima, prevede il taglio di un punto delle aliquote per la prima casa, dal 4 al 3 per mille e, dal 10,6 al 9,6, per le seconde case. La riduzione in termini di gettito sarebbe di 6 milioni di euro. La seconda, invece, contempla un abbassamento di mezzo punto delle due aliquote con un costo di 3,2 - 3,4 milioni di euro. Ora ci aspettiamo che la maggioranza rispetti quel patto».

L’Idv ha già avvertito di essere pronto a riprendere la battaglia per far abbassare le aliquote dell’Imu. «In questi giorni in consiglio», ha ricordato il capogruppo Adelchi Sulpizio, «ho ribadito con forza la necessità di ridurre l’aliquota sulla prima casa dal 4 al 3 per mille e almeno di un punto quelle sulle seconde case. Si tratta di riduzioni concretamente applicabili, procedendo a un taglio di tutte le spese inutili e gli sperperi di cui la maggioranza in questi anni si è resa protagonista».

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