SANITA'

In Abruzzo 60mila famiglie rimangono senza medico di base 

Ne mancano cento, ma il numero è destinato a crescere per una ondata di pensionamenti. Giovedì il tema approda in commissione del consiglio regionale

In Abruzzo 60mila cittadini sono senza medico di famiglia. Praticamente un’intera città capoluogo di provincia. L'emergenza è tale da richiedere un intervento immediato: se ne parla giovedì in commissione Salute del consiglio regionale, sollecitata dagli stessi medici di base e convocata in via straordinaria. Ma è solo il primo passo per concordare iniziative che mettano al riparo i pazienti e gli stessi operatori sanitari, oberati di lavoro. Mancano all'appello almeno 100 medici di base che assistono le famiglie abruzzesi, altri andranno in pensione nel prossimo biennio, assottigliando ulteriormente la platea. Per ora una possibilità è data dal Milleproroghe, che consente di far slittare di due anni, da 70 a 72, il limite di età per i medici di lasciare il lavoro. Ma così l’emergenza è solo inviata.
MANCANO I MEDICI.
Non sono più di un migliaio i medici di famiglia attualmente in servizio in Abruzzo.
A fornire il dato è Mauro Petrucci, eletto di recente segretario regionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). «Il tema finirà sul tavolo della Regione, con cui abbiamo già aperto un'interlocuzione», spiega Petrucci, «ad oggi sono circa 1.000 i medici di base che operano sul territorio regionale, con carenze di organico evidenti, che rischiano di acuirsi nel prossimo biennio. In base alle proiezioni anagrafiche avevamo previsto che, tra il 2022 e il 2023, si sarebbe creata una curva pensionistica importante, che è stata accentuata dal Covid. Chi era lì per andare in pensione, ha scelto di farlo subito».
«Siamo in una fase di picco massimo di pensionamenti che potrà, forse, trovare una mitigazione con il decreto Milleproroghe, che concede altri due anni ai medici di base spostando da 70 a 72 l'età anagrafica per andare in pensione».
IL MONITORAGGIO ASL.
La Federazione medici di base ha avviato subito un tavolo di concertazione con la Regione. «Le Asl», continua il segretario della Fimmg, «hanno iniziato ad interpellare chi ha raggiunto il limite di età per determinare la mappa delle carenze. Con i nuovi pensionamenti il numero dei medici di base potrebbe scendere ulteriormente: la ricognizione generale servirà ad individuare le criticità e a capire quanti usufruiranno della proroga».
Sono i numeri a dare il quadro reale della situazione: in 60mila non hanno il medico di base per cambi di residenza o perché il medico precedente è andato in pensione. Una carenza che esplode soprattutto nelle aree interne, le più disagiate. «Tutto questo ha radici lontane», prosegue Petrucci, «da una programmazione carente: l'imbuto formativo si crea dalla laurea all'accesso alle scuole di specializzazione. Inoltre, molti colleghi giovani hanno una propensione ad andare all'estero. Sono 10mila i medici italiani che lavorano in Europa, la comunità più numerosa. In altri Stati pagano meglio e il lavoro è più equilibrato».
LE PROPOSTE.
Il cambio del medico di base avviene inoltrando domanda sulla piattaforma regionale. Ma alle richieste non corrisponde un'adeguata offerta. «Alla Regione presenteremo una piattaforma di proposte», sottolinea Petrucci, «che parte da una migliore qualità del servizio. È inconcepibile che un medico di base lavori da solo in ambulatorio: si rende necessario creare dei gruppi con il sostegno del personale amministrativo e infermieristico: dei micro- team che operino soprattutto nelle aree interne, dove si registra una maggiore carenza. Vanno inoltre dati degli incentivi economici a chi lavora in zone disagiate, le meno appetibili dal punto di vista professionale».
Migliorare il lavoro dei medici di base per abbassare il livello di accessi ai pronto soccorso è un'altra delle priorità. «Occorrono nuove assunzioni», afferma il segretario Fimmg, «dobbiamo formare medici in base alle esigenze e alla programmazione territoriale».
TAVOLO APERTO.
L'audizione in Commissione Salute serve a illustrare le priorità di intervento. «La Regione, di fronte alle nostre richieste», sostiene Petrucci, «ha fornito massima disponibilità. Abbiamo avviato una prima interlocuzione, ma si entrerà nei dettagli dopo la ricognizione delle Asl, quando avremo i numeri esatti delle carenze di medici di base nelle diverse aree dell'Abruzzo. Andremo a calendarizzare una serie di incontri anche in vista del rinnovo del contratto integrativo, che è uno degli aspetti da affrontare. Anche la remunerazione gioca un ruolo importante nell'accesso alla professione e nella scelta del territorio dove prestare servizio».
Certo è che la carenza di medici di famiglia crea un doppio disservizio: alla categoria e all'utenza, che non ha la possibilità di usufruire di adeguate prestazioni. «Uno dei peggiori effetti negativi è l'accesso al pronto soccorso», conclude il segretario di categoria, «abbiamo calcolato che ogni giorno, mediamente, ci sono circa 60 accessi impropri di pazienti che potrebbero invece rivolgersi al medico di base».