«In cella i killer di Antonio o scenderemo in strada» 

Montesilvano: a un mese dall’omicidio del giovane Bevilacqua, parla la compagna «Se non avremo giustizia, organizzeremo fiaccolate e manifestazioni di protesta»

MONTESILVANO. Assicurare alla giustizia chi ha ucciso Antonio Bevilacqua, oppure la famiglia del giovane rom ucciso con una fucilata in volto lo scorso 16 settembre in un pub di via Verrotti, deciderà azioni di protesta, seppur pacifica, per tenere accesi i riflettori sulla vicenda che ha fatto scattare le manette per Massimo Fantauzzi, l'omicida reo confesso.
A sostenerlo è Gabriella Silveri, 21 anni, pescarese, da due anni compagna di Bevilacqua e madre della piccola Maria, nove mesi.
Dice la donna: «Gli assassini di Antonio devono stare in carcere oppure noi organizzeremo una fiaccolata al mese per tenere vivo il caso che non si deve chiudere fino a quando anche Nunzio Mancinelli non sarà in prigione come complice di Fantauzzi».
Mancinelli si è sempre difeso ribadendo con forza la propria estraneità al delitto nel ristopub.
«Ci saremmo dovuti sposare il prossimo anno nella chiesa di Sant'Antonio dove si sono celebrati i suoi funerali: perché», si domanda la giovane vedova, coetanea di Antonio, «Mancinelli è ancora libero? E perché di Massimo Fantauzzi non si parla più e non è stato ancora interrogato? ».
«Noi non ci arrenderemo», prosegue, «scenderemo in strada con una fiaccolata ogni mese se non otterremo giustizia. Se fosse stato un rom a uccidere una persona qualunque, a quest'ora ci sarebbero le rivolte sotto casa nostra. Questo è razzismo. Noi siamo italiani, Antonio è nato a Melfi e io a Pescara. Chi lo ha ucciso è libero e io trascorro le mie giornate al cimitero e cercando di consolare Maria, la nostra bimba che non mangia perché sente la mancanza del padre, che l'adorava. Che le dico quando sarà grande? Che suo padre è stato ucciso senza che si riesca a trovare la ragione? Per una parola di troppo potevano pestarlo, se proprio volevano fargli del male, ma non ucciderlo con quella ferocia inaudita».
Silveri racconta gli ultimi istanti di vita di Antonio: «E' venuto in camera, mi ha dato un bacio e mi ha detto: “Torno subito”. Non è più tornato. Io ho perso il mio futuro marito e chi lo ha ucciso, Mancinelli e Fantauzzi, non sono stati ancora assicurati alla giustizia».
La Silveri difende la memoria di Antonio: «Era un bravo ragazzo che giocava a carte con gli anziani del quartiere e aiutava le vecchiette ad attraversare la strada. Mi trattava come una principessa, mi faceva tanti regali. Era romantico, la sera del nostro ultimo San Valentino ha acceso un cuore di candele sotto casa». Infine, l'auspicio: «Ci piacerebbe ricevere le condoglianze dell'amministrazione comunale».
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