In tanti la difendono «Una persona seria» 

Rabbia e stupore a Piano T, mentre la preside ordina il silenzio

PESCARA. È’ un clima pesante quello che da ieri mattina si respira alla scuola elementare piano T di Santa Filomena, nel cuore del complicato rione di Zanni.
Un posto quasi di frontiera per gli insegnanti e per i collaboratori scolastici che quotidianamente si confrontano, anche a fatica, con bambini provenienti da realtà sempre più complesse e variegate. E che da ieri, dopo l’arresto della maestra, superata l’incredulità e il dispiacere per la collega, hanno cambiato marcia. E pur condannando qualsiasi tipo di percosse nei confronti dei bambini, in tanti hanno deposto le armi. «Basta a prenderci le responsabilità, a questo punto se un bambino dà fastidio chiamiamo direttamente i genitori, così se li vengono a prendere e non si creano equivoci. Si dimentica che questa è una scuola di frontiera, dove c’è di tutto. E noi siamo lasciati soli, tutti i giorni, ad affrontare situazioni anche al limite, con famiglie perbene, ma anche con famiglie assenti e bambini abbandonati a loro stessi».
Una reazione che arriva dopo la notizia della collega arrestata, che tutti a scuola conoscono e descrivono come un’insegnante seria e capace. Una persona pacata, tranquilla, di esperienza. Nessuno si aspettava una cosa del genere, men che meno la dirigente scolastica Petronilla Chiola che ieri pomeriggio ha affrontato la questione a margine di un consiglio docenti già fissato da giorni. «Le indagini sono in corso e non sappiamo ancora nulla di come sono andati i fatti»; ha ricordato la dirigente agli insegnanti, «dobbiamo aspettare e non fare commenti all’esterno. Con nessuno». E infatti nulla ha voluto dichiarare la preside al Centro che in mattinata l’aveva cercata. «Le indagini sono ancora in corso, non ho niente da dire».
Ma anche a lei, come alle insegnanti e ai genitori, non è piaciuto il modo con cui la maestra è stata portata via dai carabinieri. Arrivati a scuola senza dire niente a nessuno, neanche alla dirigente, i militari in borghese si sono presentati in classe chiedendo alla maestra di uscire per poi portarla via. «I bambini hanno visto eccome, e in tanti si sono impressionati e hanno pianto», riferisce chi c’era. «Hanno chiuso gli ingressi laterali, sono piombati dentro la scuola come se ci fosse chissà quale delinquente. Avrebbero potuto agire in ben altro modo».
Intanto, resta lo stupore e il disappunto per una situazione che nessuno si aspettava all’interno della scuola elementare Piano T. Una realtà complessa, è vero, raccontano alcuni genitori, ma una realtà valida, dove ci sono insegnanti eccelsi e dove, nonostante tante contraddizioni, non è mai successo niente. Anzi, al contrario, quelle contraddizioni sono sempre stato uno strumento di crescita e di solidarietà. Come la colletta avviata dalle insegnanti, prima fra tutti la maestra arrestata, per aiutare la famiglia di un alunno, in difficoltà economica, a pagare una bolletta. «Adesso l’accusano, ma in quell’occasione era stata una delle prime a mettere 50 euro per aiutare la famiglia. È’ una persona molto religiosa».(s.d.l.)
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