pescara

Incendiate le auto di Sebastiani

A fuoco la Jeep Suv e la Smart del numero uno del Pescara Dalle telecamere della zona possibile svolta per le indagini

PESCARA. Ci sono telecamere ovunque, vicino a casa di Daniele Sebastini. In viale Riviera, all’angolo con via Toti, un sistema di videosorverglianza registra tutto ciò che avviene fuori dall’abitazione del presidente del Pescara Calcio. E poi, ancora, ci sono gli occhi elettronici del Comune piazzati tutto attorno, oltre alle telecamere di diversi esercizi pubblici e abitazioni. Ecco da dove potrebbe arrivare una svolta decisiva per le indagini: nelle immagini registrate l’altra notte ci potrebbero essere le prime risposte sugli autori dell’attentato che ha colpito duramente Sebastiani. Un assalto sotto casa arrivato dopo le contestazioni dei giorni scorsi per l’andamento disastroso del campionato e l’annuncio di una possibile vendita.

Pesante il bilancio dell’assalto sulla riviera nord: una Jeep Suv del patron del Pescara Calcio è stata avvolta dalle fiamme ed è rimasta distrutta mentre una Smart è stata danneggiata. I due mezzi erano parcheggiati nel cortile, al di là del cancello che delimita la proprietà, insieme a una terza auto che non è stata raggiunta dalle fiamme grazie all’intervento dei vigili del fuoco, impegnati a spegnere il rogo dalle 3.30 alle 4.30, dopo l’allarme lanciato da un netturbino.

È da capire se l’incendio sia stato provocato da liquido infiammabile o da un petardo, e su questo punto le risposte potrebbero arrivare nelle prossime ore. Di certo si è sentita un’esplosione ma potrebbe essere legata ai pneumatici della Jeep. Nel cortile, comunque, non sono state trovate tracce evidenti che riconducano direttamente all’innesco del rogo che ha raggiunto dimensioni spaventose, annerendo l’esterno dell’immobile fino al primo piano.

Il personale della Digos, diretto da Leila Di Giulio, intervenuto con la squadra volante e la Scientifica, sta lavorando per fare chiarezza sull’accaduto e cristallizzare il contesto in cui è avvenuto l’incendio, esaminando a 360 gradi tutte le attività e gli interessi di Sebastiani, ascoltato dagli investigatori. Le indagini non escludono alcun aspetto, ma è un dato di fatto che l’attentato sia arrivato in un momento di forte contestazione che è sfociata, tra l’altro, in una serie di messaggi polemici lasciati sui muri della città, da un capo all’altro di Pescara. Gli ultimi sono comparsi qualche ora prima dell’incendio, in via Pepe, e in questo caso l’autore si è divertito con lo spray a imbrattare la strada. Le indagini passano anche per le immagini delle telecamere, esaminate attentamente mano a mano che vengono estrapolate e consegnate in questura. E questo materiale potrebbe consentire di risalire agli attentatori o comunque potrebbe far ricostruire il percorso seguito o i mezzi usati per raggiungere viale Riviera, deserta a quell’ora della notte. Potrebbe essere prezioso anche il racconto di chi ha visto o sentito qualcosa, sempre che si faccia avanti per una testimonianza.

Rabbiosa la reazione di Sebastiani, che ieri ha comunque raggiunto il campo di allenamento (dove c’era la Digos) e ha parlato del futuro della società dopo questo episodio, che non lo intimidisce affatto, anzi. «Quando succedono queste cose c’è sempre qualcuno che trama sotto», ha detto con durezza e aprendo scenari più larghi connessi anche alla possibile vendita del club: «Chi ha interesse per questa società, deve venire da me» e non è ammissibile che «il sottoscritto dia il via libera per paura. Ho sempre aperto ad una possibile vendita, ma non va bene che ci si arrivi perché scappo. Se oggi dovessi lasciare il Pescara in mano a dei delinquenti, ci metterei pochissimo», dice sprezzante Sebastiani. In piazze come questa chi si fa avanti può essere mosso solo da due motivi: «O perché è innamorato, come lo siamo io e miei soci, o perché ha altri discorsi da fare. Ma non mi va di lasciare a chi riporta le carte in tribunale dopo sei mesi». Resta ferma la volontà di «vendere, ma a persone serie, che abbiano un progetto per il Pescara. Non voglio fare business con il club, voglio lasciarlo a chi è meglio di me».

©RIPRODUZIONE RISERVATA