Infanticidio di Pescara: lo psicologo Orfanelli: Maravalle ha ucciso perché non prendeva i farmaci

Secondo il criminologo è importante ricordare che dietro c'è l'esplosione di una persona che aveva problemi

PESCARA. Professor Giuseppe Orfanelli, psicologo e criminologo, già giudice del Tribunale per i minorenni dell'Aquila, come configurerebbe il disturbo di Massimo Maravalle?

«Non avendo avuto visione della sua cartella clinica, dall'esterno non posso dire molto. Quello che è certo è che siamo di fronte a una patologia mentale che facilmente, in assenza di farmaci, avrebbe potuto determinare comportamenti di questo tipo, fino all'omicidio. Questo papà, da quel che leggo, amava il figlioletto, gli faceva regali. Andrebbe analizzata la persona per capire la crimino-dinamica cioè il modo in cui è nato il desiderio di uccidere, di soffocare».

In presenza di patologie mentali di questo tipo, è sufficiente la mancata assunzione di farmaci anche per poco tempo per scatenare comportamenti così pericolosi?

«Sì, è sufficiente. Quando un paziente è in cura con farmaci per tali problematiche, appena smette di prenderli viene fuori una grossa carica sul piano psicopatologico che si va a esprimere anche in questo modo».

Il papà agli agenti ha detto solo che è stato un raptus.

«Il raptus può avvenire, ma non bisogna dimenticare che dietro c'è l'esplosione di una persona che aveva problemi. I più moderni manuali di psichiatria includono nelle cause di tali patologie anche delle componenti ereditarie, ma nulla toglie che il disturbo possa emergere anche da adulti. Quando faccio l'indagine di un paziente in cura cerco di andare molto indietro nel tempo, chiedo le pagelle scolastiche anche se è un adulto, per vedere se da un giudizio possano emergere aspetti interessanti sulla persona. Quel che mi stupisce è che se è vero che quel papà era in cura da diverso tempo, come è stato possibile ottenere l'idoneità per l'adozione?».

È possibile che una problematica di questo tipo, proprio perché l'uomo era controllato dai medicinali, non sia emersa in sede di perizia psicologica?

«È possibile, ma vuol dire che non si è andati ad analizzare in profondità. Quando uno specialista traccia un profilo, questo va fatto con ricostruzione storica, un'anamnesi della persona. Io specialista mi devo informare, viene fatta una diagnosi in psicopatologia. Proprio per questo l'indagine psicologica è la più difficile e delicata».

Maravalle si è mostrato apatico subito dopo la tragedia.

«L'apatia, come è stata raccontata, mi ha colpito, ma non è strana. È un classico che fa parte di un quadro ben definito. Il magistrato che segue le indagini, e che chiederà una perizia, avrà conferma di questo aspetto. Mi colpisce, da nonno, il triste destino di un bambino che non aveva alcuna colpa per essere venuto qui, era arrivato alla ricerca di una vita nuova, vita che gli è stata privata con la violenza».

 

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