Inferi Dannunziani

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Gabriele D'Annunzio ed Eleonora Duse, alloggiati nell'albergo galleggiante a cinque stelle del Conte De Cecco, "Le Pallotte", passeggiano sulla riva della spiaggia di Pescara. D'Annunzio indossa una noncurante t-shirt con su scritto "Forza Pescara", firmata con sugo indelebile di cozze da un suo illustre conterraneo, il pittore Francesco Paolo Galeone. La Duse è tutta etno-chic. E' una mattina di luglio. Il cielo è terso. Le palme sono occupate dai commercianti arricchiti. Gli ombrelloni più economici sono abitati dalla nobiltà latifondista, papista, zarista e stragista. La spiaggia libera ospita i fricchettoni e i botellòni di Portanuova. Questi ultimi bevono cicchetti Aurum e l'assenzio della Lidl, battono sui bonghi, si scambiano valanghe di mipiace. Telegrafo-Mare diffonde a manetta il nuovo singolo del tenore internazionale montesilvanese Piero Marrocchetti. Ma i bagnanti sono impegnati ad assistere a un piccante concorso di bellezza, "Miss Caviglia Mediterranea Ignuda". La giuria, presieduta dal generale Bava-Beccaris, che per festeggiare spara fuochi d'artificio contro la folla inerme, è composta da Giuseppe Verdi, Arrigo Boito, Sarah Bernhardt e da un paio di attricette coinvolte nello scandalo di Melodrammopoli. Vincerà una conturbante operaia tessile dei Colli, che millanta di essersi fatta le storie con un decorato colonnello dell'esercito regio e col mediano di spinta della Pro Vercelli. Terminata la sfilata, i bagnanti tornano a leggersi gli oroscopi e le previsioni del tempo sul loro giornale preferito, il quotidiano "Lu Centrale".

Si avvicina ancheggiando una donna di mezza età, in costume tigrato pellicciato: "Poeta-guerriero degli Abruzzi, il vostro cuore è impegnato?" - chiede. L'eroe di Fiume e del Lungofiume squadra la tardona dalla testa ai piedi, si sfrega una costola e si volta senza indugio verso Eleonora Duse. "Tu sei una strega, Eleonora! Hai ghermito sempiternamente il mio cuore! Nei vostri occhi si rispecchiano le ultime stelle corrusche. Volete venire a vedere la collezione di dagherrotipi porno amatoriali a casa mia, a Corso Manthoné? Poi lì è proprio fregno, alcol a go-go, e ci scoppia sempre qualche rissa!". "Ti salto al collo, e rido! Di gioia, rido! Mio amatissimo parlamentare della bellezza" - gli fa la Divina Duse. "Stay hungry, stay foolish!" - grida il Vate D'Annunzio. "Iammè, muveteve, che mò li rigatoni si scoce" - gli fa eco il conte De Cecco.

Ma non c'è rigatone che tenga, senza vino doc abruzzese fuoriclasse che venga.

Quella sera, mentre desinammo a base di variazioni sul tema dello zafferano d'Abruzzo, l'oro della piana di Navelli ("quant'è bbbono lu zafferane!", esclamò la fitta claque in gonnella al seguito del Vate ), sorseggiammo un vino, cantina Marriamiero, marca "Inferi", anno di grazia 2009, colore rubino fuoco, sentori fragorosi di amarena, prugna, mora, mirtillo e violetta, e direi anche vaniglia, cacao, tabacco, liquirizia, cannella, macis e una piacevole spezia di pepe nero, alla bocca l'attacco ci confermò la tipicità con un'astringenza in netta evidenza e che trovava un ottimo equilibrio con l'alcol e la morbidezza. Il Finale molto buono e persistente. Touché.

E subito ci inebriammo, e alla fine ce ne estasiammo.

"'Ntte bbbone stu vinell infernale!" esclamammo tutti in coro!

La sera dopo, Gabriele D'Annunzio fece l'impresa su Fiume.

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