Inquinamento, sigilli a 4 depuratori

Scarichi fuori legge a Cappelle e Collecorvino, indagati i vertici Aca

PESCARA. Scarichi fuorilegge nel Saline e nel Tavo, impianti con gravi carenze strutturali a continuo rischio di sversamento nei fiumi. Su ordine del gip Carla De Matteis, gli agenti del corpo forestale dello Stato hanno posto sotto sequestro preventivo, ieri, quattro depuratori a Cappelle sul Tavo e a Collecorvino.
Alle 10 gli agenti, coordinati dal comandante provinciale Guido Conti, hanno fatto scattare i sigilli a Terrarossa di Cappelle, e in località Congiunti, Castelluccio e Case Bruciate di Collecorvino: gli impianti, gestiti dall’Aca, continueranno a restare in funzione. Nelle stesse ore, due avvisi di garanzia sono stati notificati al direttore generale dell’azienda acquedottistica, Bartolomeo Di Giovanni, 56 anni, e al direttore tecnico e vice direttore generale Lorenzo Livello, 47 anni, indagati dal pm Valentina D’Agostino per violazione delle norme del codice ambientale che fissano i limiti degli inquinanti.

A Di Giovanni e a Livello, infatti, è assegnata la delega alla gestione degli impianti e la vigilanza in materia ambientale. Per il gip, il sequestro è necessario perché «la libera disponibilità degli impianti di depurazione da parte degli indagati consentirebbe la protrazione del reato, con grave rischio di inquinamento» delle acque fluviali.
Tutti gli impianti posti sotto sequestro presentano serie carenze strutturali, problemi a cui l’Aca non avrebbe dato soluzione nonostante le prescrizioni dell’Arta. Nel luglio 2009, infatti, con una nota del corpo forestale e della guardia costiera erano state segnalate una serie di irregolarità nella conduzione di sei depuratori, tutti peraltro privi di autorizzazione della Provincia. Oltre ai quattro sequestrati, erano stati messi sotto osservazione l’impianto di Montesilvano (già sequestrato e poi dissequestrato alla fine del 2008) e quello di Moscufo.

Le indagini avevano accertato il superamento dei parametri tabellari, con riferimento a sostanze batteriche e tossiche sversate nei fiumi da tutti i depuratori, escluso quello di Case Bruciate, non testato, spiega il gip, «in quanto gli enti competenti neppure erano a conoscenza dell’impianto». Il 20 e 27 ottobre scorsi, nuovi controlli sui depuratori avevano evidenziato che a Montesilvano e Moscufo erano state realizzate opere che permettevano di garantire il rispetto dei limiti di legge. Non era accaduta la stessa cosa negli altri quattro siti.

Negli impianti sequestrati, il processo di depurazione avverrebbe su un’unica linea: «In caso di guasti o di interventi di manutenzione delle strutture, agli impianti o ai macchinari» sottolinea il gip, «potrebbero verificarsi riduzioni dell’efficienza depurativa anche gravi, fino ad arrivare, nei casi estremi, al sorpasso integrale dell’impianto». Critiche anche le condizioni della linea di scarico che, in caso di pioggia potrebbe sversare direttamente nei fiumi. A Terrarossa così come a Congiunti, «il refluo è risultato positivo al saggio di tossicità acuta», mentre è stata riscontrata una eccessiva immissione di disinfettanti nella vasca di contatto.

Nel depuratore di Castelluccio, le analisi avrebbero evidenziato valori elevati di solidi sospesi e tensioattivi, con un livello di escherichia coli (batteri fecali) pari a 3,1 milioni per 100 ml, rispetto a un limite di 5 mila. Valori fuori norma di batteri fecali anche nell’impianto di Case Bruciate, dove mancherebbero tra l’altro una vasca di prima pioggia e l’impianto di disinfezione di sicurezza. Una situazione di rischio che ha fatto scattare i sigilli: ma il sequestro, scrive il gip, «dovrà essere finalizzato a consentire la messa a norma degli impianti».