L’Abruzzo in corteo contro il petrolio in Adriatico In migliaia a Pescara per il no a Ombrina mare  

Manifestazione per dire no a tutti gli impianti di estrazione Il Wwf: manifestazione storica. L’obiettivo: cambiare il Decreto sviluppo

PESCARA. L’Abruzzo scende in piazza per dire no alle ricerche petrolifere. Lo spunto arriva dalla concessione ottenuta preliminarmente dalla Medoilgas per l’impianto di Ombrina Mare 2 al largo della Costa teatina, ma la manifestazione che parte alle 15,30 dal porto è rivolta contro la politica del Decreto sviluppo del governo che consente la realizzazione più vicino alla riva degli impianti estrattivi e di ricerca di idrocarburi .

Quella di oggi si presenta come la più grande manifestazione di protesta mai avvenuta in Abruzzo, una sollevazione generale “chiamata” dalla associazioni ambientaliste Wwf e Legambiente e alla quale hanno risposto tutte le categorie - tranne Confindustria - partiti politici, giunta regionale, tre diocesi e soprattutto privati cittadini che sentono in pericolo gli interessi della regione verde dei Parchi, la vocazione turistica e agroalimentare dell’Abruzzo, l’economia sostenibile.

Oggi è come se l’Abruzzo effettuasse un passo indietro di 35 anni quando negli anni Settanta ci fu la rivolta popolare contro l’insediamento della Sangro Chimica nella Val di Sangro. Furono raccolte 50mila firme, perché si temeva che quel “colosso industriale” inquinasse i terreni, mettesse quindi fine all’economia agricola delle famiglie. La Sangro Chimica non venne più in Abruzzo, al suo posto arrivò la Sevel, tutt’ora la più grande fabbrica della regione. C’è un altro precedente, il corteo contro il Centro Oli dell’Eni a Ortona, e nonostante le adesioni furono di numero inferiori a quelli di oggi, fu un’altra dimostrazione di forza.

«Sarà un evento che entrerà nella storia dell’Abruzzo», prevede il presidente Wwf LucianoDi Tizio (nella foto a sinistra) convinto che l’alternativa alle trivelle, l’Abruzzo ce l’ha già ed è costituita dall’offerta della Costa teatina. Malgrado per quest’ultima l’Abruzzo non riesca da 11 anni ad attuare la legge istitutiva del Parco.

«L’impegno civico può portare a risultati concreti, stanno emergendo le prime, per ora ancora troppo sottili, crepe nella strategia filo-petrolifera del ministero dell’Ambiente», sostengono i promotori della manifestazione. Il loro auspicio è che oggi come fu per la Sangro Chimica e per il Centro Oli, gli enti locali e la Regione, insieme ai partiti e movimenti che hanno aderito, riescano a trasformare la mobilitazione in atti concreti di difesa del territorio, dai ricorsi al Tar fino all’approvazione di nuove leggi.

Il Pd ha presentato una mozione e un’interpellanza e punta su una proposta di legge (primo firmatario Giovanni Legnini) che in pratica azzera gli atti adottati dal Decreto sviluppo del governo Monti e disegna una nuova regolamentazione, per evitare in futuro altre situazioni simili a quelle contro le quali si battono gli abruzzesi. Un disegno di legge l’ha presentato il Movimento 5 Stelle (primo firmatario Enza Blundo) per limitare la possibilità di eseguire prospezioni in area marina in prossimità delle coste.

Un’altra proposta di legge, stavolta regionale, elaborata da consiglieri comunali e provinciali del Prc del Chietino (Nicola Tinari, Paola Cianci, Andrea Natale, Gianluca Primavera, Angelo Orlando) consentirebbe alla Regione il diritto di intervento in materia ambientale ed energetica. Basterà questo per “sconfiggere” anche questa volta l’industria del petrolio? È vero che i tempi sono cambiati e che la crisi morde, ma una protesta come quella che si prefigura oggi è comunque destinata a lasciare il segno.

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