l’azienda dell’acqua piena di debiti

L’Aca presenta un piano per la massa di creditori

PESCARA. È stata presentata ieri, al tribunale di Pescara, dopo il rinvio di due mesi fa, la proposta del concordato preventivo in continuità (la procedura concorsuale per evitare il fallimento) dell’...

PESCARA. È stata presentata ieri, al tribunale di Pescara, dopo il rinvio di due mesi fa, la proposta del concordato preventivo in continuità (la procedura concorsuale per evitare il fallimento) dell’Aca, l’azienda acquedottistica comprensoriale che gestisce il servizio idrico di 64 Comuni.

L’azienda, attraverso l’amministratore unico Vincenzo Di Baldassarre, vista la complessità dell’elaborazione, a maggio aveva chiesto più tempo e così, come da richiesta, è stato depositato ieri il piano definitivo, che ora però dovrà passare al vaglio di una massa consistente di creditori. Di Baldassarre, nella giornata di ieri, ha fatto sapere che il debito complessivo dell’azienda ammonta a 105 milioni di euro, al netto però dei dieci milioni che dovranno essere pagati ai Comuni, i quali verranno pagati successivamente. Il grosso del debito, 95 milioni, sarebbe quello verso i creditori chirografari, composti perlopiù da fornitori e banche, i quali, sempre secondo il piano presentato ieri, dovrebbero essere pagati al 60%, percependo il totale entro i prossimi sette anni.

I restanti 10 milioni, anche se ieri non sono stati divulgati nel dettaglio i debiti complessivi, sarebbero destinati ai «privilegiati», ovvero tra gli altri Stato, enti vari, lavoratori.

La proposta del piano presentata ieri, inoltre, prevede anche che i «privilegiati» verranno pagati entro l'anno, mentre per quanto riguarda i chirografari verrà destinata loro, nel 2014, solo una quota. Ma tutto questo dovrà essere confermato dal voto che il tribunale sottoporrà alla massa consistente di creditori nei prossimi mesi.

Anche se tutto lascia pensare che la proposta presentata dall’Aca, sottoposta ora alla valutazione dei creditori, dopo il dissesto finanziario in cui l’azienda si era venuta a trovare, non avrà vita facile. All’inizio dell’anno, infatti, Confindustria Abruzzo e Ance Abruzzo si erano dette contrarie all’accettazione, da parte del tribunale, del concordato preventivo (che è «in continuità», poiché, come prevede il nuovo istituto, si consente all’azienda di proseguire, nel frattempo, nella sua attività). «Le responsabilità gestionali e amministrative di un ente pubblico devono essere pagate dalla politica e dai soci dell’ente stesso e non possono essere fatte pagare alle imprese creditrici: sarebbe un danno incalcolabile per l’intero assetto produttivo», fu detto appunto al termine di una riunione delle due associazioni. Le quali, poi, aggiunsero che, «decretando la “fallibilità” anche di spa a capitale pubblico, si potrebbe provocare un effetto a catena che porterebbe al fallimento di moltissime imprese (fornitori e di costruzione) con pesanti ricadute sul piano occupazionale».

Vito de Luca

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