L'allarme: "Nudi a 10 anni sui social per fare colpo"

La polizia chiede più vigilanza ai genitori in occasione dell'arrivo a Pescara del tour  "Una vita da social", organizzato per sensibilizzare sui rischi del web: "Attenti, foto e informazioni finiscono in mani sbagliate"

PESCARA. Lascereste mai vostro figlio di 9, 10, 11 anni girovagare da solo in una città che non conosce? Gli lascereste mai pubblicare, su un enorme poster pubblicitario, una sua foto privata? Dal reale al virtuale il passo è breve, e se è vero che il social network ha la grande capacità di espandere le possibilità di comunicazione, è pure vero che all'interno si nascondono i peggiori pericoli del digitale.

Ieri Pescara ha ospitato il tour che la polizia sta svolgendo a livello nazionale intitolato "Una vita da social", campagna di sensibilizzazione a un uso responsabile del web da parte dei ragazzi. Centinaia di studenti delle scuole elementari e medie hanno sostato sul camper della polizia accolti dagli agenti e dalla dirigente della Polpost Elisabetta Narciso.

A salutarli anche il prefetto Vincenzo D'Antuono e il questore Paolo Passamonti. Testimonial locali Marco Papa, ’Nduccio e Vincenzo Olivieri. Con i ragazzi sono state affrontate tematiche quali il cyber bullismo, la pedopornografia on line, l’adescamento on line e non ultimo il sexting, che consiste nello scambio di messaggi sessualmente espliciti e di foto e video a sfondo sessuale, spesso realizzate con il telefono cellulare, o nella pubblicazione chat, social network e internet in generale. Tali immagini, anche se inviate a una stretta cerchia di persone, si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi alla persona ritratta nei supporti foto e video, diventando materiale pedopornografico che può finire nelle mani sbagliate. Succede anche in Abruzzo. «Ragazzine meno che tredicenni si scattano fotografie in atteggiamenti erotici, svestite o sotto la doccia, poi le inviano via chat o via WhatsApp al fidanzato o allo spasimante. Sono atteggiamenti pericolosi», spiega Antonio Deidda dalla polizia, «le foto vanno in giro, una volta in rete sono di pubblico dominio anche se inviate ad un contatto conosciuto. I genitori hanno il dovere di vigilare su tali comportamenti».

Sono tanti i bambini che si iscrivono a social network come Facebook falsificando la data di nascita. Prima dei 13 anni il social rifiuta l'iscrizione, ma basta fingere sulla tastiera e il gioco è fatto. «Nulla di più pericoloso, sul web», prosegue Deidda, «ci sono bambini che hanno anche 500, mille amici, è impossibile che li conoscano tutti. Dietro un contatto che può sembrare anche quello di un coetaneo si può nascondere il falso profilo di un adescatore, di un cyber bullo, e gli episodi possono degenerare dalle più varie forme di prevaricazione al suicidio degli adolescenti, come confermano recenti episodi di cronaca». Il consiglio ai ragazzi è quello di non concedere mai l'amicizia a persone non realmente conosciute, di non fornire né pubblicare dati personali, indirizzo, numero di telefono né abitudini personali. Prima di mettere una foto, poi, porsi sempre la domanda: pubblicherei questa foto in una gigantografia in piena piazza? Se no, è il caso di soprassedere e limitare la visualizzazione attraverso le impostazioni della privacy. Il consiglio per i genitori è invece quello di vigilare sui figli non lasciandoli mai soli davanti a uno smartphone, prima che siano in grado di comprenderne i pericoli. Ogni volta che ci si iscrive a un social network si stipula una sorta di contratto con esso e con la rete. Le informazioni viaggiano e restano pubblicate per sempre.

©RIPRODUZIONE RISERVATA