L’appalto da 18 milioni di euro

Nel marzo 2007 la prima delibera che apre la strada ai privati

PESCARA. La privatizzazione dei cimiteri comunali della città era partita nel 2007, dalla struttura di Colle Madonna, con una delibera di giunta approvata la sera del 7 marzo che assegnava all’associazione temporanea d’impresa, composta dalla Delta lavori costruzioni e dalla Angelo De Cesaris srl, l’incarico di gestione del cimitero della città per sette anni.

Successivamente le due imprese costituirono un’altra società, la Fidia, che ottenne in gestione i due cimiteri di Colle Madonna e San Silvestro per 10 anni, con un introito calcolato in 18 milioni di euro. Il provvedimento fu contestato da Rifondazione comunista e dalle imprese funebri che lavorano nei cimiteri, secondo le quali la privatizzazione si sarebbe tradotta nella perdita di decine di posti di lavoro. Intanto scatta l’inchiesta della magistratura. Alla vigilia delle elezioni politiche dell’aprile scorso, la polizia si presenta nella sede della “Fidia” di Francavilla al Mare e sequestra numerose fatture.

Nel frattempo l’assessore ai cimiteri, Alberto Balducci, cerca di calmare la piazza assicurando che l’ingresso dei privati nei cimiteri comporterà solo dei benefici per i cittadini. Poi la privatizzazione delle due strutture di Colle Madonna e di San Silvestro parte davvero, e funziona. La ditta si occupa della manutenzione e della gestione dei loculi, sepolcreti e cappelle gentilizie.

Il meccanismo del project financing prevede l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione e di ampliamento a carico del privato, in cambio della gestione delle sepolture. Una operazione che avrebbe dovuto consentire un notevole risparmio per le casse comunali. Ma nella prima delibera del marzo 2007 vengono stralciate alcune parti che erano state previste nel progetto originario: la realizzazione dei parcheggi all’esterno e l’ampliamento del cimitero, programmati inizialmente, vengono rinviati ad atti successivi da sottoporre all’attenzione del consiglio comunale, in quanto non conformi al Piano regolatore generale.