L’ECONOMIA VA A FONDO, IL PREMIER TWITTA

L’economia va male, il premier cinguetta. Le riforme corrono su Twitter, il social network contrassegnato dall’uccellino celeste, dove Matteo Renzi conta più di un milione e duecentomila “seguaci”. In quell’ambiente oltre ogni spazio, affollato sia di tifosi che di detrattori, il nostro presidente del Consiglio delinea l’Italia che cambia. Tra mille giorni. Non subito. Perché le riforme strutturali in un paese imballato da troppi anni richiedono tempo prima di mostrare gli effetti benefici. Ma con un tweet il problema è risolto.

Uno degli ultimi (la produzione renziana di cinguettii politici è bulimica; tra stanotte e stamattina ce ne saranno probabilmente altri degni di nota) mette fine giustamente a una delle tante distorsioni nel funzionamento del nostro sistema giudiziario: ferie dimezzate nei Palazzi di giustizia, solo venti giorni di chiusura contro gli attuali lunghissimi 45. Proposta di buon senso sì, ma anche una puntura di spillo alla casta delle toghe. Sulla giustizia – sulla inevitabile riforma del sistema – scricchiola nervosamente la maggioranza di governo Pd-Ncd. Prescrizione, intercettazioni, falso in bilancio sono i temi veri. Maledettamente complessi per diventare uno slogan di 140 caratteri. Così l’idea di tagliare le vacanze dei giudici funziona come elemento catalizzatore dell’attenzione dei cittadini in vista di un braccio di ferro dall’esito incerto. Intanto Matteo piè veloce un punto l’ha già incassato infrangendo il tabù di un privilegio consentito a un potere, quello giudiziario, che ha così tanto peso nella vita pubblica nazionale.

L’economia va male. Anche ieri, tanto per cambiare, una sfilza di dati negativi. Il commercio in giugno, secondo l’Istat, non si è mosso per nulla nonostante sia stato il primo mese in cui 10 milioni di italiani abbiano beneficiato del bonus di 80 euro. Nel raffronto con gli ultimi 12 mesi le vendite al dettaglio calano addirittura del 2,6 per cento. Eppure un insperato tesoretto tra i 2 e i 4 miliardi rientra nelle casse pubbliche grazie al calo dei tassi dei titoli di Stato: miracoli dello “spread”. Già si fantastica su come impiegarli. Oggi si riunisce il consiglio dei ministri, il primo dopo la pausa di ferragosto. Attesissimo per la mole di provvedimenti annunciati. Sempre via Twitter, ovviamente: giustizia appunto, e poi lo sblocco dei cantieri delle opere pubbliche (in parte già finanziate) e le assunzioni nella scuola, già ieri sera rinviate a chissà quando. Roba da decine e decine di miliardi. Che al momento non ci sono. Eppure, all’insaputa del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, il premier ha già assunto 100mila supplenti affrancando anzitempo da una precarietà mortificante sia chi insegna sia chi studia.

Una saggia decisione – anche questa per ora del tutto virtuale – che ripropone la scuola come valore di una nazione. Nel suo populismo riformatore Renzi mostra di avere ben chiare le linee guida dell’agire: rassicurare quel blocco sociale che gli ha regalato un insperato 40,8 per cento nelle elezioni europee prospettando giorno dopo giorno “sorti magnifiche e progressive”. A costo di strattonare sindacati (vedi la riduzione dei permessi nel pubblico impiego), Confindustria e tutte quelle sovrastrutture corporative che ingessano il Paese. Nella concezione leaderistica del premier, persino il suo governo – composto da 16 ministri e 44 tra vice e sottosegretari – diventa un apparato da destrutturare dove ogni decisione si riconduce al lui e al “giglio magico” di fedelissimi. In lotta continua con il severo titolare dell’economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sui soldi da spendere che non ci sono. Così oggi il Consiglio dei ministri, nonostante le aspettative suscitate, rischia di decidere solo di rinviare lì dove occorrono risorse fresche per cambiare verso al Paese. O no? Matteo stupiscici ancora.

@VicinanzaL

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