L’inchiesta non frena i piani, la Regione Abruzzo andrà alla City di Pescara

Affare da 42 milioni, D’Alfonso accelera per la sede unica in via Tiburtina. Alessandrini pronto a blindare il cambio d’uso dell’edificio di Sciarra e Sebastiani

PESCARA. La politica va più veloce della magistratura. Accade per l’affare della City, l’edificio bloccato nell’area dell’ex fornace Tinaro sulla Tiburtina che dovrebbe ospitare la nuova sede della Regione. Un’operazione da 42 milioni di euro – locazione con opzione d’acquisto – finita al centro di un’inchiesta con 15 indagati per abuso d’ufficio e abuso edilizio: dopo le richieste di rinvio a giudizio, il 10 gennaio ci sarà la prima udienza preliminare. Ma, sulla City, politica e magistratura viaggiano a velocità diversa. E il presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso vuole «velocizzare» l’iter ancora di più togliendo di mezzo tutti i condizionali: la nuova sede della Regione sarà alla City. È quanto emerso ieri da una riunione tra D’Alfonso, il sindaco Pd di Pescara Marco Alessandrini, dirigenti regionali e comunali. «La Regione», ha affermato il presidente, «intende creare le condizioni per poter trasferire tutto il personale regionale in quella sede con indubbi vantaggi in termini di maggiore funzionalità dei servizi e di una più razionale e strategica distribuzione delle risorse umane». E durante la riunione si è parlato dei tempi dell’amministrazione che bruciano quelli della giustizia: entro dicembre (quindi prima dell’udienza preliminare) il Comune approverà una delibera sulla City: «Un atto confermativo della variazione di destinazione d’uso già deliberata in precedenza», secondo una nota della Regione.

La City, infatti, era nata come centro direzionale privato con uffici, negozi e palestra cancellando così il degrado dell’ex fornace a ridosso dell’aeroporto. Poi, nel 2011, con il bando della Regione in cerca di una sede unica, la società dell’imprenditore Marco Sciarra (indagato) e attualmente composta anche dal presidente del Pescara Daniele Sebastiani (non indagato) ha chiesto il cambio di destinazione per l’uso pubblico. A dire sì al cambio d’uso è stata la giunta dell’allora sindaco di centrodestra Luigi Albore Mascia e dell’assessore all’Urbanistica dell’epoca Marcello Antonelli (oggi capogruppo di Forza Italia), entrambi indagati. Albore Mascia e Antonelli sono gli unici politici sotto accusa, gli altri sono dirigenti della Regione e del Comune e costruttori. Al centro dell’indagine c’è proprio il cambio d’uso che, secondo l’accusa, presupporrebbe un diverso “carico antropico” sull’edificio, cioè la capacità di uno stabile di accogliere personale e pubblico. Su questo, la Regione avrebbe ottenuto un certificato dei vigili del fuoco in cui, parlando dei rischi di incendio, si direbbe che non c’è differenza tra l’uso privato e quello pubblico. Ma il carico antropico inteso dall’accusa non si limita ai rischi di incendio e punta soprattutto alla vicinanza con l’aeroporto.

La delibera che Alessandrini si appresta a portare in giunta per blindare il cambio d’uso rappresenta, così l’ha definita D’Alfonso, «un provvedimento propedeutico all’adozione di successivi atti da parte della giunta regionale». D’Alfonso ha ribadito la necessità della sede unica con un risparmio di costi: «Ogni anno la Regione, e in particolare il Servizio informatico, sostiene un costo di circa 2 milioni di euro solo per mantenere in esercizio, sul piano tecnologico, le 132 sedi-postazioni di lavoro presenti sul territorio di Pescara».

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