L’ombra del calcioscommesse dietro il rogo dell'auto di Togni

Spunta una nuova pista investigativa per l'incendio cha ha distrutto Mercedes del centrocampista del Pescara: un avvertimento dopo un flusso anomalo di giocate sul risultato di Catania-Pescara

PESCARA. L’undici maggio, alla vigilia della partita Catania-Pescara finita uno a zero per i siciliani, sui canali non riconosciuti dallo Stato che raccolgono scommesse, ci sarebbe stato un flusso anomalo di scommmettitori proprio sul risultato esatto dell’1 a zero. Una circostanza attualmente al vaglio degli inquirenti, che starebbero verificando l’esatta portata del fenomeno, analizzando aspetti e particolari che non possono ovviamente non tenere conto di come andò effettivamente quell’anticipo notturno che al Pescara regalò il 27° ko e il record di sconfitte in serie A.

Ma quello che agli inquirenti non è passato inosservato è anche il fatto che quella stessa sera dell’11 maggio, mentre i giocatori rientravano negli spogliatoi del Cibali, intorno alle 22 allo stadio Adriatico di Pescara andava a fuoco la Mercedes Slk 200 del centrocampista biancazzurro Romulo Eugenio Togni. Un episodio che i carabinieri si affrettarono a spiegare con un presunto cortocircuito a cui, però, il calciatore brasiliano non ha mai creduto. A dargli ragione, qualche giorno dopo, furono gli stessi vigili del fuoco che, dopo una serie di più approfonditi accertamenti arrivarono a rilevare, sotto la vettura distrutta dalle fiamme, un’ampia traccia di liquido infiammabile che decretò l’origine dolosa del rogo.

Adesso, è sulle cause di questo incendio, mentre l’auto del calciatore è stata dissequestrata ed è prossima alla rottamazione, che si concentrano le indagini degli investigatori, mentre si sta comunque verificando se ci siano collegamenti tra questo rogo e il presunto flusso anomalo di scommesse clandestine sulla partita di quella sera.

Circostanza, quest’ultima, ancora in corso di verifica da parte degli inquirenti che hanno comunque registrato l’episodio doloso avvenuto quella sera ai danni del calciatore brasiliano, lo stesso che nella partita di andata con il Catania giocata all’Adriatico, il 21 dicembre, al 92’ segnò su punizione il gol della vittoria, con il Pescara che vinse 2-1 sui siciliani.

«È una coincidenza a cui non ho neanche pensato», commenta al riguardo Togni, che pure è convinto di essere stato preso di mira da qualcuno, «ma sarebbe una cosa troppo strana pensare che se faccio bene il mio lavoro la gente mi brucia la macchina. Anzi, pur essendomi fatto mille domande, a quel gol e alla coincidenza con il rogo della partita di ritorno non ci ho neanche pensato. A questo punto voglio credere che hanno sbagliato macchina e persona, anche se è un po’ difficile».

E allora perché? I carabinieri di Pescara che indagano sul rogo lasciano aperta qualsiasi pista. Da parte sua Togni ribadisce di non aver mai avuto problemi con nessuno, né economici, né con la tifoseria (che si affrettò a ribadire la propria estraneità e l’affetto che la legava al calciatore), né di carattere sentimentale. «Ultimamente ho frequentato ragazze che non sono neanche di qui», dice il calciatore, «ragazze perbene, con cui non sono rimasti strascichi».

E allora perché proprio lui, e perché proprio quella sera, dentro lo stadio Adriatico tappezzato di telecamere cheinvece il responsabile del rogo è riuscito a schivare e a evitare con una maestrìa che tradisce quasi una conoscenza del luogo?

Togni, che a ridosso del rogo, mentre gli investigatori continuavano a parlare di cortocircuito, si ostinava a dire che c’era dietro la mano di qualcuno, e che lo avrebbe voluto guardare negli occhi per capire il motivo di quel gesto, adesso è solo stanco di una storia che lo ha profondamente amareggiato. «D’accordo con il mio legale, ho deciso di non rivolgermi più, come avevo ipotizzato all’inizio, a un perito, perché si andrebbe troppo per le lunghe. L’unica cosa che voglio fare adesso, dopo tante domande che mi sono fatto, è di non pensarci più».

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