L’ospedale del mare Qui le tartarughe tornano a nuotare

Il centro studi cetacei si trova nei locali della Guardia costiera Cura gli esemplari che restano intrappolati nelle reti

MONTESILVANO. Ogni anno, nella acque tra Vasto e Tortoreto, vengono recuperati mediamente dieci esemplari di tartarughe marine della specie Caretta caretta, finiti accidentalmente nelle reti dei pescatori. Per tornare a sbattere le pinne e nuotare in mare aperto, è necessario un periodo di riabilitazione e cure amorevoli nei locali del centro di primo intervento per le tartarughe marine, realizzato dal Comune di Montesilvano e gestito dal centro studi cetacei.

Nell’ospedale allestito negli spazi dell’ufficio locale marittimo della capitaneria di porto, il team di biologi e veterinari coordinato dal professore Vincenzo Olivieri si occupa durante tutto l’inverno di mantenere in forze le specie marine, in modo da riportarle nel loro habitat di provenienza durante la stagione estiva, quando la temperatura raggiunge almeno i 20 gradi. Sono necessari mesi di riabilitazione per riabituare le tartarughe a cibarsi da sole. Gli animali vengono protetti in acquari ospedalizzati lontani dagli occhi dei visitatori. e tante vole devono subire, prima del ritorno in mare, delle vere operazioni. «Al momento non abbiamo più pazienti», sorride Olivieri, responsabile dello staff medico del centro studi cetacei di Montesilvano, «le ultime le abbiamo liberate qualche settimana fa, nei pressi della piattaforma marina Poseidonia, a circa due miglia dalla costa pescarese».

La Caretta caretta rappresenta la specie più diffusa e comune del nostro mare. «A volte le tartarughe sostano da noi parecchi mesi», spiega Olivieri, «familiarizzano con il personale. Altre volte hanno ingerito un amo da pesca, oppure subiscono gli effetti dello sversamento di idrocarburi. Qualcuna deve subire delle operazioni ai polmoni prima di tornare a nuotare anche. Ci affezioniamo e ogni rilascio in mare aperto diventa sempre un distacco commovente». ©RIPRODUZIONE RISERVATA