L’utopia del calcio pulito fatto di regole e divertimento

E’ capace di dividere l’opinione pubblica come pochi Le battaglie contro il Palazzo: dal doping fino a Calciopoli

PESCARA. «Non c'è nulla di disonorevole nell'essere ultimi. Meglio ultimi che senza dignità». Una delle frasi più celebri di Zdenek Zeman descrive la situazione attuale del Pescara e, al tempo stesso, si sposa con i desideri della dirigenza. Perché nello sport non c'è da vergognarsi quando si è in fondo alla classifica, però in campo bisogna dare sempre il massimo.

Ebbene, dopo le sconfitte contro Lazio e Torino il presidente Daniele Sebastiani aveva chiesto alla squadra di tirare fuori la dignità. L'arrivo del boemo potrebbe scuotere i calciatori, che hanno 14 partite a disposizione per conquistarsi la riconferma. Personaggio unico, amato e odiato, stimato e denigrato, Zeman è uno dei pochi allenatori capaci di crearsi un folto seguito di sportivi in tutta Italia e non solo. Icona del calcio spregiudicato, da anni cercano di emularlo. Nessuno ci è riuscito, resta inimitabile. Di sicuro in pochi hanno diviso le piazze come lui. Secondo i suoi detrattori, che sbandierano i vari esoneri del boemo, il suo gioco ultra offensivo non produce vittorie. In realtà Zeman qualcosa ha vinto (tre campionati, Licata in C2, Foggia e Pescara in B), oltre ad aver conquistato buoni piazzamenti in A (2° e 3° posto con la Lazio, 4° e 5° con la Roma) non avendo a disposizione rose stratosferiche. E a chi lo accusa di aver accumulato tante delusioni risponde: «Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente». Lo dipingono come un ribelle, in realtà è un uomo coerente che pretende il rispetto delle regole nello sport e nella vita. Per questo è stato per anni inviso ai potenti del calcio e le sue battaglie contro il Palazzo, in particolare per Calciopoli, doping e uso indiscriminato di medicinali nel calcio, restano memorabili. Denunce e prese di posizioni forti, che Zeman sostiene di aver pagato vedendosi danneggiata la carriera. Colpa dei suoi nemici, primo fra tutti Luciano Moggi, ex dg della Juventus. «Non ce l'ho con la Juve», tiene però a precisare il boemo, «ce l'ho con quelli che imbrogliano». Zeman lasciò la Cecoslovacchia invasa dall'Unione Sovietica nel 1968. Si trasferì in Italia grazie allo zio Cestmir Vycpàlek, ex allenatore della Juventus, e in seguito iniziò la carriera.

Ora, alla soglia dei 70 anni, torna in riva all'Adriatico per dare di nuovo spettacolo. Solo con il bel gioco e i risultati riuscirà a mettere di nuovo tutti d'accordo. Nel linguaggio calcistico, l'utopia zemaniana è l'ambizione di giocare bene per vincere perché «il risultato è casuale, la prestazione no», come sostiene il boemo, uno dei pochi allenatori capaci di trascinare grandi folle allo stadio e farle innamorare del suo gioco spumeggiante. «Purtroppo nel calcio di oggi conta solo il risultato e nessuno pensa più a far divertire la gente». Parole pronunciate anni fa che indicano il suo obiettivo: divertire, dare spettacolo e, possibilmente, vincere. Si dice che i calciatori abbiano il terrore della sua faticosissima preparazione atletica (per informazioni chiedere a Eusebio Di Francesco), ma lui non ha mai ammesso di essere troppo esigente. Quando allenava il Pescara disse: «Alcuni giocatori si lamentano che li faccio correre troppo? A Pescara vivo sul lungomare, e ogni mattina alle sei vedo un sacco di persone che corrono. E non li paga nessuno». Appassionato di sport, anni fa nel tempo libero giocava a tennis, mentre ora si è dedicato al golf, ma il suo grande amore resta il pallone. «Senza calcio non sto bene», disse tempo fa, «fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire». Si riparte oggi, nel segno del 4-3-3, marchio di fabbrica del boemo, ma anche di molte storie calcistiche pescaresi, con la speranza che il pubblico torni ad emozionarsi. Perché, in fondo, come dice Zeman, «sognare si può, sempre».

Giovanni Tontodonati

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