LA BAMBINA

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Sono sveglia da più di un ora ma ancora incollata al letto che oggi sembra essere circondato da un campo gravitazionale esagerato. Non voglio alzarmi, non voglio vederla. Inizio a vestirmi tenendo il broncio,come se servisse a qualcosa,come se aggrottare le sopracciglia potesse evitare la mia tortura giornaliera. Quale? Quella di vedere Alberta in quelle condizioni. Alberta, la stessa che mi prestava i pastelli alle elementari, la stessa che mi ha insegnato a mettere gli assorbenti interni, la stessa con cui ho infranto la legge per rubare caramelle, completamente cambiata. Ha iniziato ad andare ad un paio di feste con Damiano, un ragazzo decisamente carino conosciuto in spiaggia, un tipo conosciuto in città per cattive dipendenze che ha trasmesso anche a lei, che ha sempre avuto il pallino di impressionare i partner. Ha iniziato con della semplice marijuana ed ora si trova nello stato pietoso di eroinomane impazzita. I suoi genitori (Anna e Rocco,gli stessi che mi riportavano a casa dopo i compleanni da bambina) l'hanno mandata in un centro di disintossicazione fuori città ed ora sta soffrendo le peggiori pene dell'inferno causate dall'astinenza. Anche oggi è seduta all'ultimo banco, rannicchiata come un cucciolo. Le occhiaie nere le scavano il viso con prepotenza, lo sguardo è vitreo, come se riuscisse a trapassare il muro. I capelli biondi e morbidi che le avevo sempre invidiato sono un cespuglio crespo e maleodorante, la sua felpa ha delle macchie larghe, non saprei dire se di caffè o sangue rappreso. Sanguina almeno una volta ogni paio d'ore, dal naso o dalla bocca, una volta addirittura dalle orecchie. Non si vergogna di portare le maniche arrotolate, lasciando intravedere i buchi nella pelle che l'hanno resa il fantasma che è ora. A volte li accarezza, li guarda con dolcezza.

La prima ora, biologia, passa in un attimo, senza problemi. Ma durante l'ora di storia un urlo rompe la cantilena soporifera della professoressa. Vedo Alberta spalancare gli occhi e assumere un'espressione di terrore puro e iniziare a piangere, divincolarsi, prendersi le testa con le mani e strapparsi i capelli dondolando,il tutto nel giro di due secondi.

"La bambina!" urla"andatela a prendere,correte,muovetevi, è tardi...il treno,la luce,NOOOO!"

Si butta per terra presa dalle convulsioni,subito corriamo a soccorrerla. Le teniamo le braccia,la guardiamo tremare fino al ritorno allo stato catatonico. Mi offro di accompagnarla in bagno ma lei non parla. Quanti pomeriggi a mangiare pane e nutella, credendo che gli unici problemi fossero i compiti, e quanti discorsi sul nostro futuro...

 Svuota il suo stomaco silenziosamente affianco al water e mi tocca trascinarla via dalla stessa pozza da lei creata.

"Abbiamo gettato i suoi resti nella discarica, nessuno si preoccupa delle macchie di sangue se sanno che sei un tossico." dice all'improvviso. "Stava giocando, lanciava sassolini ai treni. Le avevamo detto di stare attenta e poi di andarsene ma niente. Dami ha iniziato a innervosirsi,si era appena fatto un trip...era convinto che la bimba lo fissasse e che avesse un coltello nascosto da qualche parte per ucciderlo, e che fosse stata mandata da quelli della gang di Lorenzino. L'ha spinta sotto il treno delle undici e mezza, la stazione era deserta."

Mentre piange e per la prima volta da quest'estate mi rivolge la parola non ho il coraggio di guardarla. Ha assistito all'omicidio di una bambina innocente senza alzare un dito, lei che quando giocavamo a barbie fingeva di essere un importante avvocatessa.

Ci abbracciamo sedute sulle piastrelle fredde, con la puzza di vomito ed il rumore del lavandino abbandonato a gocciolare. Si è addormentata.

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