La bottiglia

Una mano mi afferra per il collo. Polvere su di me: etichetta e controetichetta ancora come nuove, senza grinze. Mi vogliono quei due, un po' annoiati, seduti al tavolo 7. Ahi, non scuotetemi così! Piuttosto toglietemi il tappo, chè voglio respirare. E adesso, giù, piano nel calice: la mia anima comincia a respirare e riprende vita il mio corpo un po' di frutta e un po' di erba. Trovatemi pure qualche difetto, poichè sono la creatura imperfetta di uomini di cui soltanto io conosco la premurosa forza delle mani che hanno reciso, che hanno franto, che hanno stilla a stilla reimpito un mare d'oro e di rosso. Nei sogni di quegli stessi uomini i profumi e i sapori hanno preso nome: Passo Cale. Nella notte scura del mio vetro opaco pazientemente ho atteso che qualcuno mi restituisse alla vita che ha radici nelle mie colline teatine, vegliate dal campanile di Poggiofiorito, che sanno di mare e di roccia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA