La crisi del porto, persi 25 milioni in tre anni

Il presidente della Camera di Commercio Becci: l'economia della città è compromessa

PESCARA. «L'economia della città è ormai compromessa». Non usa mezzi termini Daniele Becci, presidente della Camera di Commercio, nello spiegare i danni che il mancato dragaggio sta provocando alle diverse attività che gravitano intorno al porto canale, messo in ginocchio ormai da troppi mesi. Negli ultimi tre anni, il totale delle perdite ammonta a 25 milioni di euro, quasi 5 solo nel 2011. I settori maggiormente colpiti da questa situazione sono quelli legati alla ricettività, ossia le strutture balneari, alla pesca e al traffico marittimo, commerciale e turistico. Pescara ha un totale di 105 concessioni balneari, ognuna delle quali ha un volume d'affari stagionale di circa 250/300 mila euro, per un totale di 26 milioni e 250 mila euro.  A questi numeri vanno sommati quelli di Montesilvano, che ha 49 lidi per un fatturato di 12 milioni e 250 mila euro. Il complessivo delle due città parla di 38 milioni e 500 mila euro.

Secondo Becci, «tanto è ampio il volume d'affari, tanto, a causa del mancato dragaggio, si abbassano gli investimenti strutturali con perdite pesanti nel settore di rifornimento delle attrezzature balneari e nelle ditte artigianali legate alla ristrutturazione».  Il comparto della pesca è quello che, più di altri, risente delle mancate operazioni di dragaggio: sono 80 i pescherecci adibiti alla pesca a strascico, 70 le vongolare e 10 le lampare, per un totale di 600 addetti, in imprese per lo più a conduzione familiare. Il volume degli affari, secondo i tabulati forniti dal mercato ittico, si aggirano, sui 10 milioni di euro. 

A ribadire la situazione di estrema difficoltà vissuta dal settore, ci pensa Francesco Scordella: «Siamo costretti a lavorare in condizioni di quotidiano pericolo. Noi rischiamo tutti i giorni, e se accadrà una tragedia, abbiamo il diritto oggi di sapere di chi sarà la responsabilità».  Inoltre, sottolinea la Camera di Commercio, la città ha perso il suo cantiere navale per la manutenzione dei pescherecci con i pescatori che sono attualmente costretti a muoversi verso Giulianova, Ortona e San Benedetto, perché da circa due anni le barche non riescono ad arrivare alla struttura. In questi moli d'attracco non sono nemmeno disponibili posti per i pescherecci pescaresi.  Inoltre, secondo la Confesercenti, il 2008 è stato l'ultimo anno in cui si è lavorato con una certa continuità e redditività. A partire dal 2009, invece, c'è stato un calo fortissimo degli utili. Non a caso, confrontando i fatturati del 2011 con quelli del 2008, emerge una perdita di quasi 5 milioni di euro. Una delle conseguenze dirette, è la chiusura della ditta di spedizioni, che ha licenziato 18 impiegati.  A questi numeri vanno aggiunte le mancate commesse a favore delle aziende che hanno dovuto rinunciare ad approvvigionarsi tramite il porto di Pescara, stimabili intorno ai 7 milioni e mezzo di euro.

Come segnala la Camera di Commercio, in presenza di un porto agibile, il volume di affari è stimabile in 15 milioni di euro all'anno.  Altra nota dolente è quella relativa al collegamento della Croazia, che tante soddisfazioni ha dato a tutta la città: nel 2009 i passeggeri furono 27 mila, l'anno successivo 25 mila e nel 2011 solo 18 mila, partiti da Ortona, per l'inagibilità del porto di Pescara. Per l'estate prossima, invece, la Snav ha già comunicato lo stop del collegamento tra la ex Jugoslavia e l'Abruzzo.  Becci, infine, se la prende con le associazioni ambientaliste: «Ogni volta che si giunge alla soluzione del problema del porto, arriva scientificamente un impedimento, a volte un esposto, altre dichiarazioni terroristiche. L'unica certezza è che a oggi siamo in attesa di capire chi debba comunicare se e quando accadrà qualcosa. A questo punto, riteniamo di dover tutelare le attività e non escludiamo azioni legali per individuare i colpevoli».

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