L'avvocato Giancarlo De Marco, legale della famiglia Bevilacqua

La famiglia della vittima: i responsabili sono tre 

I parenti del giovane ucciso insistono: «C’è un terzo uomo che ha trattenuto Antonio dentro il locale»

PESCARA. Ci sono diversi punti in comune tra la versione fornita ieri da Massimo Fantauzzi e la ricostruzione elaborata in questi giorni dai parenti di Antonio Bevilacqua. Due giorni fa, prima dell’interrogatorio del killer da parte del giudice per le indagini preliminari, la madre di Antonio, Maria Santeramo, moglie di Vincenzo Bevilacqua, ha voluto dire la sua al Centro, parlando di un «mandante» del delitto e puntando l’indice contro l’amico di Fantauzzi, che avrebbe armato il killer solo perché sarebbe stato chiamato «infame» da Antonio.
Dopo aver saputo delle dichiarazioni rese da Fantauzzi la famiglia ha ribadito, attraverso l’avvocato Giancarlo De Marco, di «essere convinta» del coinvolgimento dell’amico di Fantauzzi che avrebbe «partecipato al delitto come fiancheggiatore, nonché istigatore».
Per i Bevilacqua c’è anche altro da scoprire perché un terzo uomo sarebbe coinvolto nella morte del rom di 21 anni. Il suo compito sarebbe stato quello di trattenere Bevilacqua nel locale di via Verrotti, in attesa dell’arrivo del killer. L’uomo sarebbe uscito dal bar poco prima del ritorno in via Verrotti di Fantauzzi e non si sarebbe scomposto più di tanto dopo aver sentito colpo di fucile, dicono i Bevilacqua.
I parenti del giovane ucciso da Fantauzzi ritengono di avere la verità in mano ma non intendono farsi giustizia da soli. E attendono che i responsabili dell’omicidio vengano individuati tutti. E presi. Sono mossi da questo desiderio dal primo momento ma, nel frattempo, il dolore per la scomparsa improvvisa di Antonio li ha portati ad organizzare una fiaccolata. Si svolgerà sabato, dalla casa dei Bevilacqua, in via Piemonte, fino al pub di via Verrotti dove è morto Antonio, chiuso per 60 giorni dal questore. (f.bu.)
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