La Fassa Bortolo «Subito la nuova cava o dovremo chiudere»

Popoli, secondo l’azienda non è vero che l’attività estrattiva a Pizzo Carluccio potrà continuare per altri 4 o 5 anni

POPOLI. Sulle incerte prospettive dello stabilimento Fassa Bortolo di Popoli – tema sul quale finora hanno polemizzato il consigliere di minoranza Mario Lattanzio e il sindaco Concezio Galli, scambiandosi reciproche accuse di immobilismo – interviene la stessa azienda, che produce materiali per l’edilizia, per spiegare dal proprio punto di vista la situazione, definita preoccupante e paradossale.

Questo perché la cava di Pizzo Carluccio che fornisce la materia prima allo stabilimento sta per esaurirsi «e la previsione di poter andare avanti per altri 4/5 anni», spiega in una nota la direzione aziendale, «è purtroppo ottimistica. Questa ipotesi è reale solo se fino al 2017 resteranno i livelli produttivi minimi raggiunti durante la pesante crisi che in questi anni ha colpito il settore dell'edilizia. Se si dovesse verificare l'auspicata ripresa economica, visto lo start up della ricostruzione nel capoluogo abuzzese, lo stabilimento di Popoli non sarebbe nelle condizioni di soddisfare la richiesta del mercato con materiale estratto dalla propria cava e l'eventuale approvvigionamento di materia prima con caratteristiche simili proveniente da altre realtà estrattive distanti, aumenterebbe i costi di produzione a discapito della competitività sul mercato abruzzese con evidente rischio di chiusura».

Il tutto si risolverebbe aprendo una nuova cava o ampliando quella esistente. Ma il paradossale sta proprio qui. Questa possibilità richiederebbe tempi molto lunghi che imporrebbero lo stop all'azienda, mettendo a rischio le 50 unità lavorative interne e circa il doppio di lavoratori dell'indotto. La Fassa Bortolo di Popoli già dal 2009 ha iniziato un iter autorizzativo per un nuovo progetto di cava con la richiesta di una variante al piano paesistico regionale che però, prosegue la nota dell’azienda, «è attualmente in standby nell'attesa di una contemporanea variante al Prg, tuttora ferma senza una chiara previsione dei tempi necessari al suo completamento».

La variante al piano paesistico comporta un tempo non inferiore a due anni e il completamento dell'autorizzazione del nuovo progetto almeno un altro paio d'anni «e quindi», fa notare l'azienda, «verrebbero superate le disponibilità di materia prima contenute nell'attuale autorizzazione. Per ultimo si riscontra una situazione normativa della Regione Abruzzo in materia di cave tale per cui qualunque progetto di nuova cava o di ampliamento di cave esistenti è comunque bloccato in attesa del nuovo piano cave che la Regione stessa deve fare e che gli operatori attendono da 20 anni». L’azienda fa inoltre sapere che «non ha assunto – e non ha intenzione di farlo – una posizione passiva di attesa e nemmeno è interessata alla contrapposizione delle parti o alle diverse sfumature politiche che il problema sembra aver assunto sulle pagine dei giornali da cui si dissocia. Interessa invece, come più volte evidenziato dalla Fassa spa, dare un servizio sicuro al mercato dell'edilizia, continuando a fare sviluppo, ricerca e rinnovamento continuo nei prodotti».

Walter Teti

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