CIAK IN ABRUZZO

La Film commission divide la regione 

Tutti la vogliono, ma localismi e iniziative private frenano la legge

L'AQUILA. «Queste vallate, il fascino di certi paesaggi, tutta questa bellezza va assolutamente valorizzata, mi chiedo come mai questa splendida Regione non abbia ancora una Film Commission che possa mettere a disposizione una straordinaria scenografia naturale alle produzioni cinematografiche di tutto il mondo». Nel girare in Abruzzo la fiction “L'Aquila, grandi speranze” - 10 ore divise in sei serate su Rai Uno da febbraio 2018 - Marco Risi ha espresso a più riprese il concetto che un territorio come questo non può perdere delle occasioni importanti perché non esiste ancora un'organizzazione competitiva e capace di attirare troupe e risorse. Nelle settimane in cui ha lavorato dietro la macchina da presa, il regista di capolavori come “Mery Per Sempre” e “Muro di Gomma” ha declinato in questo modo il suo innamoramento per l'Abruzzo. La questione di fatto è complessa e va affrontata dal punto di vista politico, economico e finanziario.
IL NODO. Una vera e propria organizzazione a livello regionale non è mai esistita. Fino al terremoto del 2009, era sopravvissuta un'organizzazione chiamata “Abruzzo film commission” ma che di fatto era ancorata a dinamiche locali (e talvolta iperlocali) vicine al Comune dell'Aquila. Un sodalizio legato a realtà dinamiche come l'Accademia dell'Immagine o la Lanterna magica che ha comunque attirato sul territorio alcune importanti produzioni cinematografiche. Una buona idea di Gabriele Lucci, con un impegno istituzionale a partire dal 2001, fino a quando il progetto ha conosciuto delle battute d'arresto per carenza di risorse e poi è andato a sbattere contro il sisma. Da qualche anno a questa parte, sul territorio lavora la “Film commission L'Aquila Gran Sasso” che è riuscita comunque ad ottenere l'arrivo di produzioni importanti, non solo in ambito cinematografico (qui è arrivato anche Bollywood) ma anche nel genere documentaristico e tv broadcast. Parliamo ad esempio di “Top gear”, programma televisivo della Bbc dedicato alle recensioni di automobili che quest'estate ha portato Castel del Monte alla ribalta internazionale (una messa in onda in tutto il mondo per un pubblico stimato in 350 milioni di spettatori). In Italia è diffuso dal circuito di Discovery Channel. Certo, i tempi di “Lady Hawke” e “Continuavano a chiamarlo Trinità” sono ben lontani, ma qualche tentativo in tal senso lo si sta facendo. Da qui è partita la proposta di istituire una Film commission a livello regionale che rappresenta uno dei punti chiave del programma di mandato di Luciano D'Alfonso. Il disegno di legge porta la firma di Giancarlo Zappacosta, direttore del dipartimento Turismo, cultura e paesaggio e di Alberto Versace. Quest'ultimo rappresenta una sorta di punto di riferimento legislativo vivente per le Film commission di tutta Italia. «Ci auguriamo che la politica faccia la sua parte per portare a termine l'iter di approvazione», sottolinea Zappacosta. All'entusiasmo di consiglieri promotori come Pierpaolo Pietrucci e Camillo D'Alessandro (Pd) non corrisponde necessariamente una reazione univoca.
LA QUESTIONE LOGO. E poi c'è un altro nodo da risolvere, il rapporto con le organizzazioni già esistenti, come la stessa Gran Sasso film commission. «Sino ad ora», prosegue Zappacosta, «il problema è legato a campanilismi eccessivi, come l'eterna lotta tra L'Aquila e Pescara, quando tutti sanno che l'Abruzzo può vantare una peculiarità di paesaggi nell'arco di pochi chilometri, dalle bellezze delle aree interne agli spazi della costa. Resta inteso che interesse della futura Film commission sarà limitato a grandi produzioni dalla distribuzione certificata». Luciano Monticelli, consigliere regionale delegato alla Cultura si è fatto promotore di un fondo di 120mila euro (estendibili a 200mila) per assegnare dei contributi mirati (circa 30mila euro a troupe). L'obiettivo è quello di rilanciare l'immagine dell'Abruzzo a livello turistico, specie dopo le ferite delle tragedie di questi ultimi anni. Naturalmente, una delle preoccupazioni di chi sosterrà la Film commission e la successiva Fondazione sarà quella di avere un logo univoco e impedire che altre organizzazioni utilizzino immagini simili. «Noi abbiamo creato il nostro logo», spiega Sonia Fiucci, «e ci muoviamo con professionalità e a titolo semigratuito. Saremmo felici di dare il nostro contributo a una futura Film commission regionale».
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