l’INTERVENTO del SOTTOSEGRETARIO alla giustizia CON DELEGA ALLE CARCERI 

La mia ricetta: misure alternative e 887 assunzioni

Il sistema penitenziario italiano è caratterizzato da una grande complessità perché è da sempre diviso (quasi combattuto) tra le istanze repressive e le aspirazioni rieducative. Le prime ci spingono...

Il sistema penitenziario italiano è caratterizzato da una grande complessità perché è da sempre diviso (quasi combattuto) tra le istanze repressive e le aspirazioni rieducative. Le prime ci spingono ad introdurre norme che ostacolano l'accesso ai benefici, le seconde ci spronano ad investire sull'ampliamento delle misure alternative. Al di là dell'adesione ideale all'uno o all'altro versante la realtà è che, soprattutto a causa degli innumerevoli divieti di accesso alle misure alternative (che oggi chiamiamo misure di comunità) introdotti negli anni, il carcere versa in una cronica situazione di sovraffollamento ciclicamente tamponata, ma non sanata, da interventi 'speciali. Nel biennio 2010/2011 questa situazione ha raggiunto anche nella nostra Regione il suo limite, spingendo il legislatore ad introdurre una serie di temperamenti (temporanei) che hanno evitato il ricorso all'indulto ma, ancora una volta, non hanno risolto le problematiche sistemiche. Basta guardare la nostra realtà locale per renderci conto che oggi, su 8 carceri abruzzesi, già 4 risultano nuovamente sovraffollate, e si tratta delle strutture più grandi: Pescara, Teramo, Sulmona, Lanciano. Alcune di esse vivono situazioni di difficoltà ulteriori al sovraffollamento, come la presenza di varie categorie di detenuti tra loro incompatibili, la presenza di casi resi complessi da patologie psichiatriche sopravvenute e la grave carenza degli organici di polizia penitenziaria. Sono certo consapevole che la situazione delle nostre carceri non è certo drammatica se confrontata a quella di altre Regioni, ma credo che il nostro compito politico non sia tanto quello di stilare una graduatoria di drammaticità quanto quello di mirare a livelli accettabili e dignitosi ovunque. Per questo ho speso ogni energia su due fronti che ritengo significativi ed anzi, in prospettiva, dotati di un potenziale risolutivo:
1. l'assunzione di nuovi agenti di polizia penitenziaria. A dicembre ne entreranno in servizio 887 che costituiranno un polmone nuovo per l'amministrazione penitenziaria. Contemporaneamente alla loro formazione si stanno svolgendo le prove per l'assunzione di altri 400 allievi e ulteriori concorsi sono già in programma. Sta anche per concludersi la selezione interna che porterà all'immissione in organico oltre 1200 ispettori e, finalmente, abbiamo realizzato il riallineamento del personale del Corpo con quello delle altre forze di Polizia. Credo, in quanto titolare della delega al personale dell'Amministrazione Penitenziaria, che nel corso di meno di due anni non avremmo potuto raggiungere risultati migliori e che questo tamponerà il dilagare di quegli incidenti violenti che in carcere chiamiamo 'eventi critici'.
2. ho lavorato per mesi cooperando alla definitiva approvazione della legge di riforma del processo penale e ciò anche perché vi era (vi è) contenuta una delega legislativa che riguarda l'ordinamento penitenziario e porterà a profonde innovazioni del sistema dell'esecuzione penale. Tra queste il più ampio ricorso possibile, compatibilmente con le esigenze di sicurezza sociale, alle misure di comunità, che consentiranno agli autori di reati minori o comunque limitatamente pericolosi di espiare la pena fuori dal carcere, possibilmente senza neanche transitare dalla struttura penitenziaria che innegabilmente -a volte- rappresenta solo una scuola del crimine. Grazie a questa previsione, almeno a livello normativo, entro dicembre, il penitenziario potrà essere davvero la soluzione estrema e non più ordinaria.
Il combinato di queste due strategie porterà ad un miglioramento di sistema che non solo ci attendiamo, ma che potrà essere visibile e misurabile sin dai primi mesi del 2018. Questo miglioramento è un obiettivo che ho voluto fissarmi come prioritario nell'ambito del mio operato istituzionale, anche per rispondere concretamente alle responsabilità che i tanti suicidi tra i detenuti (oltre 40 in Italia dall'inizio di quest'anno) e anche tra il personale di Polizia Penitenziaria, ci assegnano. E si tratta di un obiettivo che abbiamo perseguito con una strategia globale, a partire dagli Stati Generali dell'Esecuzione Penale, che credo potrà segnare un cambio di passo non solo in Abruzzo. In questa prospettiva mi preparo alle celebrazioni locali del bicentenario della Fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria, per onorare una professione che merita rispetto per il sacrificio e l'abnegazione profuse nel lavoro finanche nelle condizioni più ardue.
* (sottosegretario
alla Giustizia)