L'EDITORIALE

La politica e i problemi dell'Abruzzo

Grande attivismo nei partiti in vista delle elezioni, la speranza è che ora la politica trovi il tempo di affrontare i problemi della regione. A partire dalla disoccupazione

Tutto il mondo è paese. E così, anche in Abruzzo, la politica si divide, si scioglie, si scinde. Com’era prevedibile con le elezioni in vista. E com’era pronosticabile con le leggi elettorali di stampo proporzionalistico che abbiamo visto prendere forma. Ecco dunque crescere le forze dei Democratici progressisti, che con D’Alema e Bersani si sono staccati dal Pd. Ed ecco esplodere Sinistra italiana, nata solo un anno fa sulle ceneri di Sel, i cui affiliati stanno in discreta parte confluendo nelle file degli scissionisti dem. Il tutto mentre prende corpo il Campo progressista di Giuliano Pisapia. E nel centrodestra si riposizionano esponenti di Fi e del Ncd di Angelino Alfano, impegnato a Roccaraso sulla nuova base programmatica da darsi.
 
Grande attivismo, insomma. Che vede all’opera quasi tutti i grossi nomi della politica regionale. Un attivismo che speriamo riesca a consentire loro di impegnarsi poi a fondo sui problemi dell’Abruzzo. Il lavoro, per esempio, e i livelli di disoccupazione (38%) che tarpano le ali alle fasce giovanili. Un dramma epocale, cui si aggiungono i deprimenti effetti della combinazione sisma-maltempo, a cominciare da quelli registrati sulla rete dei servizi, andata praticamente in tilt.
 
Ebbene, di tutti questi temi, sui quali la classe politica abruzzese aveva giurato solenne impegno, stiamo praticamente perdendo traccia, come fossero usciti dal dibattito pubblico. Per lasciare spazio alle divisioni di partiti e movimenti ormai incapaci di incidere sulle grandi questioni del nostro tempo. E al più impegnati a scindere l’atomo per mettere in campo nuove sigle e aggregazioni con le quali riguadagnare uno scranno in Parlamento