La Regione Abruzzo e il ciclo dei rifiuti: "Non ci sono le condizioni per un inceneritore"

Mazzocca presenta il Piano regionale: "Diremo al governo che si sbaglia. Il decreto va cambiato". Il dirigente Gerardini: "La programmazione avrà successo se cittadini e Comuni collaboreranno"

PESCARA. «Queste scelte sono in mano ai cittadini. Se le attività di riciclo partono secondo la programmazione, l’inceneritore in Abruzzo non si farà mai». Per Franco Gerardini, direttore del dipartimento Rifiuti della Regione, mai come in questo caso il destino di un territorio è in mano a chi ci vive.

Ieri Gerardini ha presentato in Regione la stesura definitiva del Piano Rifiuti 2007-2022. Cinquecento pagine più trecento di allegati che il sottosegretario all’Ambiente Mario Mazzocca sfida i suoi avversari a leggere e poi a giudicare (in particolare i 5 Stelle fortemente critici sulla politica ambientale della giunta D’Alfonso).

I numeri. Per Gerardini e Mazzocca il documento convincerà il governo ad aggiornare il piano previsto dal Decreto Sblocca Italia, che individua il fabbisogno di otto nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti urbani da realizzare sul territorio nazionale per coprire il fabbisogno residuo di alcune aree del Paese. Uno degli impianti è previsto in Abruzzo.

Ma la Regione lo esclude. Per Mazzocca «non ci sono le condizioni oggettive per prevedere un impianto di incenerimento nel nostro territorio, perché non è sostenibile né tecnicamente né economicamente. La Regione ha già preannunciato al governo che chiederà l’aggiornamento del piano nazionale».

Il Governo, ha spiegato il sottosegretario, nei dati allegati al decreto Sblocca Italia, che «vanno aggiornati annualmente», ha indicato per l'Abruzzo, 121mila tonnellate di rifiuti da avviare a incenerimento, «basandosi su cifre in parte vecchie e in parte calcolate erroneamente». Il dato corretto, secondo il iano regionale, è di 57.600 tonnellate, 20mila delle quali potranno essere incenerite in Molise (in base all'accordo interregionale già in vigore per l’utilizzo dell’impianto di Pozzilli, che attualmente lavora non a pieno regime) e in parte attraverso il recupero energetico.

Nel frattempo l’Abruzzo avvierà un programma di riduzione progressiva della produzione di rifiuti per arrivare al 2022 a 520mila tonnellate annue contro le attuali 593 mila, nonostante l’aumento previsto della popolazione da 1 milione 331mila a 1 milione 355 mila.

L’impegno dei comuni. La strategia della Regione è centrata soprattutto sulla raccolta porta a porta. «Il piano punta al massimo recupero di materia dai rifiuti indifferenziati» ha spiegato Gerardini. «Per questo chiediamo l'impegno forte dei cittadini e un salto culturale per attuare le migliori pratiche ambientali. Il 75% dei materiali verrà recuperato, mentre oggi prevale lo smaltimento. È una filosofia assolutamente nuova quella su cui puntiamo. Tutta questa programmazione è la migliore risorsa per evitare qualsiasi realizzazione di impianti di incenerimento. Solo ciò che non recuperiamo, cioè 57.600 tonnellate su oltre 520mila previste nel 2022, va in discarica o a recupero energetico». L’obiettivo è portare la raccolta differenziata dal 49% registrato nel 2015 al 70%.

Gli investimenti. Per il nuovo ciclo dei rifiuti la Regione prevede investimenti per 76 milioni di euro di cui 36 già attuati, per 160 progetti e impianti pubblici, tra cui 50 centri del riuso, una pratica e una rete solidale, sostenuta dall’Unione europea, attraverso la quale, si possono scambiare merci limitando il ricorso alla discarica e impiegando gruppi svantaggiati, come i disoccupati di lungo periodo, che vengono formati come riparatori.

La polemica con M5s. Infine il sottosegretario, soffermandosi sulle polemiche relative agli inceneritori, ha criticato il Movimento 5 Stelle, parlando di «inganno e tradimento nei confronti dei cittadini da parte di chi o non ha letto le carte o le ha lette e ha volutamente mentito per alimentare la cultura del sospetto».

L’esponente di Sel rispedisce poi al mittente «l'antipatico, falso e tendenzioso riferimento a un presunto» ruolo predominante del privato («ditemi chi è, fate i nomi»), definendo le polemiche e i dubbi sollevati come «futili chiacchiere degne del novello “partito del torchietto”». Un riferimento all’Uomo Qualunque di Giannini.

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