La sentenza Del Turco slitta per lo sciopero degli avvocati

Proclamati otto giorni di astensione degli avvocati dalle udienze. A rischio il verdetto per il 18 luglio. Il legale di Zelli: va assolto, non ha riciclato

PESCARA. Lo sciopero degli avvocati torna a turbare l’andamento del processo sanità mettendo a rischio, stavolta, la sentenza fissata al 18 luglio. Otto giorni di sciopero proclamati dell’Organismo unitario dell’avvocatura italiana (Oua) scompaginano i piani del periodo più delicato del processo, delle arringhe più importanti facendo allontanare la sentenza per i 25 imputati, tra cui l’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco, quella decisione che il presidente del collegio Carmelo De Santis aveva fissato imponendo un calendario serrato. Lo sciopero cadrà il 5, l’8, il 9, il 10, l’11, il 12, il 15 e il 16 luglio in concomitanza con 4 udienze del processo tra cui l’8 luglio della difesa dell’ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga, il 10 luglio dell’ex presidente Del Turco e l’11 dell’ex deputato Sabatino Aracu. Adesso, però, nonostante l’appello dei pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli ad «arrivare a sentenza il più presto possibile», la decisione potrebbe slittare al ritorno dalle ferie. Nel corso dell’udienza il presidente non ha potuto rimodulare il calendario perché in attesa di una comunicazione ufficiale e, come ha detto, spera nella «buona volontà degli avvocati» anche se per far saltare un’udienza basta che un solo legale decida di aderire allo sciopero. De Santis ha comunque concluso che domani, quando si tornerà in aula, deciderà se e come rivedere il calendario. Intanto, ieri, l’udienza ha ospitato l’arringa dei difensori di Gianluca Zelli, assistito dagli avvocati Gennaro Lettieri e Ciro Pellegrino. Zelli è stato l’ex direttore generale di Villa Pini e l’ex legale rappresentante della società Humangest, l’uomo definito da Vincenzo Angelini come «il vero dominus di Villa Pini». Per i pm, che hanno chiesto per Zelli 2 anni e 8 mesi, l’ex direttore deve rispondere di riciclaggio perché avrebbe occultato in paradisi fiscali una parte dei fondi provenienti dalla prima cartolarizzazione, 21 milioni di euro, gonfiando – dicono sempre i pm – le sponsorizzazioni a due team motociclistici per la partecipazione al motomondiale. «Il riciclaggio è un capitolo avulso di questo processo in cui Zelli appare come l’unico riciclatore. Eppure», ha detto Lettieri, «gli sono state attribuite condotte alternative come la frode fiscale, la fatturazione per operazioni inesistenti che sono riprova di un vuoto probatorio», ha detto ancora per andare, poi, al cuore della sua difesa. «La somma ricevuta da Angelini per la cartolarizzazione dei debiti non performing, 54 milioni di euro, è stata ricevuta nel dicembre 2004 e utilizzata nei primi mesi del 2005 per spese di gestione: 50 milioni di euro per il personale e 28 per spese di gestione. Al momento di pagare la prima rata della sponsorizzazione», ha proseguito Lettieri, «le casse non avevano già la disponibilità: il denaro utilizzato non è il provento della prima cartolarizzazione, non c’è nesso tra questa e le sponsorizzazioni», ha ripetuto più volte il legale per soffermarsi, poi, sull’attendibilità di Angelini. «L’imprenditore ha detto di essere stato una vittima di Zelli ma dietro le sue dichiarazioni c’erano degli interessi personali: Angelini, quindi, non è attendibile per Zelli ma la sua inattendibilità parziale non incide comunque su quella generale». «Non è vero che Zelli era il responsabile di quello che accadeva nella clinica», ha concluso, «perché i contratti sono stati firmati da Angelini. Non c’è carattere delittuoso, non c’è distrazione di denaro: Zelli deve essere assolto». La stessa conclusione a cui sono arrivati gli avvocati degli altri imputati Mario Tortora, Sandro Pasquali, Luciano Di Odoardo, Domenica Pacifico e Walter Russo. A prendere la parola è stato anche l’avvocato Cristiano Sicari per l’imputato Giacomo Obletter, commercialista di Chieti. Per Obletter i pm hanno chiesto l’assoluzione per il reato di minaccia a pubblico ufficiale e dichiarata prescritta l’associazione per delinquere. Anche per questo capo, Sicari ha chiesto l’assoluzione spiegando «che nella fase istruttoria non è emersa nessuna prova a conferma del ruolo di Obletter quale consulente o collaboratore di Giancarlo Masciarelli. Nessun testimone l’ha dichiarato, nessuno ha detto che Obletter avesse avuto rapporti con la pubblica amministrazione o incontri con Masciarelli. Anche per questo reato chiedo l’assoluzione». Il processo sanità torna domani.

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