LA SVEGLIA

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Quando la sveglia suonava Andrea aveva gli occhi aperti da un pezzo. Iniziava ad ascoltare quel suono metallico e ripetitivo rimanendo immobile in un devoto ascolto perpetuo. Una volta che il silenzio tornava ad impadronirsi della stanza, Andrea continuava a non muoversi proiettando lo sguardo verso il soffitto, poi improvvisamente girava la testa concentrando la sua rabbia su quella sveglia. Ricordava benissimo quel giorno d'estate quando la scelse in mezzo a tante, rumorosa e grande perché senza non poteva più stare in quanto rischiava di perdere il posto di lavoro a causa degli innumerevoli ritardi per colpa del suo sonno pesante. Ora il sonno era per lui quasi una chimera, un fugace attimo di pace dove riusciva a trovare un'apparente serenità, che lo allontanava dalla dura e crudele realtà. In quelle gocce di trasparenza rivedeva il suo sorriso, la sua tuta, le sue scarpe pesanti e la voglia di vivere. Riconosceva il suo entusiasmo all'ingresso della fabbrica, vedeva ancora i suoi colleghi alla catena di montaggio con i quali condivideva sensazioni di inevitabile fatica mascherata dalla forza e dalla felicità di essere parte di un progetto. E poi Agnese, gli capitava di sognarla spesso, nei suoi brevi spazi di tranquillità. I capelli lisci e morbidi, la sua pelle delicata e quegli occhi che contenevano il mare immenso. Aveva passato anni meravigliosi con lei condividendo ogni istante ed ogni passione. Tutti questi frammenti dorati erano stati la sua realtà, il suo spazio d'oceano dove attingere le speranze. Poi improvvisamente la sveglia. Già, quella sveglia che continuava a suonare ogni mattina sempre alla stessa ora anche nella sua nuova vita dove non aveva più fretta di uscire di casa. Quel suono tagliente era lì a fianco a lui a ricordargli che la sua realtà era cambiata. Aveva ancora davanti agli occhi il giorno del licenziamento,concretizzato con un gelido foglio bianco macchiato da due righe d'inchiostro che lo informavano del suo coinvolgimento nel taglio al personale programmato in seguito alla repentina diminuzione dei profitti dell'azienda. Quell'istante cambiò la sua vita inesorabilmente.

La sveglia suonava a ricordargli gli occhi increduli e spaventati di Agnese che fissavano i suoi senza ricevere alcuna risposta. Avevano progettato un matrimonio imminente e la meravigliosa speranza di avere un figlio. Mentre leggeva quelle parole prive di umanità Andrea sentì una profonda sensazione di vuoto farsi spazio nel suo cuore.

La sveglia suonava a ricordargli il giorno in cui tornò in fabbrica per l'ultima volta ad aprire l'armadietto che per quindici lunghi anni era stato il suo e lo fece con la stessa titubanza della prima volta, in quel lontano giorno dove lui appena ventenne si affacciava con fiducia nel mondo del lavoro. Successivamente a quell'evento la sua vita iniziò ad incamminarsi in una discesa inesorabile dove passava le sue giornate nell'apatia e nel silenzio. Quando la mattina alle cinque la sveglia suonava lui si alzava e apriva l'armadio in un movimento meccanico, indossando la tuta da lavoro con la quale passava gran parte della sua giornata. Presto i litigi con Agnese iniziavano ad essere sempre più frequenti in quanto lei gli manifestava la sua insofferenza nel vederlo inerme.

La sveglia suonava a ricordargli quel giorno di fine settembre quando lei se ne andò sbattendo la porta dei sogni infranti e lasciandolo solo nel buio. I mesi erano passati e quella sveglia continuava a suonare ogni giorno alla stessa ora a scandire il suo tempo e ad accendere nella sua mente la reale certezza di essere ancora vivo.

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