LA VIGNA DI NONNO NUNZIO

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Questa storia comincia a primavera quando il sole si fa un po' più caldo e le piante hanno le gemme gonfie, pronte a fiorire.

Anche il vigneto di nonno Nunzio quell'anno, come gli anni precedenti, si preparava a sbocciare, con le foglioline dapprima piccole e di un verde tenue, poi grandi quanto una grossa mano e di un verde deciso.

Nonno Nunzio teneva tanto a quel vigneto; aveva comprato quel pezzo di terra facendo grossi sacrifici e rinunce che noi non sappiamo nemmeno immaginare.

Per lui e per nonna Chiara, lavorare in quel vigneto, era motivo di soddisfazione ed orgoglio.Ben coltivato e seguito nella sua crescita, il vigneto ben ripagava le attenzioni e le cure che i miei nonni ad esso prodigavano, con tanta generosità da non sentire la quotidiana fatica.

Il vigneto vegetava allegramente: metteva fiori che poi si trasformavano in grappoli.

L'estate venne calda ed assolata; il vigneto godeva e i bei grappoli crescevano con chicchi che diventavano sempre più gonfi e succosi. Il nonno lo rimirava ogni giorno, lo accarezzava con lo sguardo.

Ma, un brutto giorno, arrivò il tipico temporale d'estate.

Grossi nuvoloni si addensavano nel cielo grigio, si scurivano sempre di più e diventavano davvero minacciosi... mettevano paura!

I contadini scrutavano il cielo, preoccupati.

Quel temporale, sempre più vicino, non prometteva niente di buono.

Fu un attimo: lampi e tuoni squarciarono il cielo scuro.

La pioggia cadde impetuosa e, poco dopo, insieme ad essa anche la grandine:

chicchi grossi come noci!

Nonna Chiara piangeva e pregava. Intanto aveva provveduto a togliere dal camino la catena del paiolo e a gettarla fuori, sotto il temporale: si credeva che quel gesto avrebbe attenuata la tempesta.

Qualcun altro aveva gettato fuori del sale grosso: anche questo gesto, dicevano, fosse scaramantico.

Nonno Nunzio era ammutolito, con gli occhi fissi a guardare pioggia e grandine.

Appena il temporale si chetò, i poveri contadini corsero, a piedi, a vedere il

disastro che s'era lasciato dietro.

Tutto il raccolto, in pochi minuti, era sfumato: pensare che era l'unico sostegno della famiglia per l'intero anno.

Tutte le coltivazioni erano andate distrutte: grano, ortaggi, vigneti, uliveti.

I campi apparivano flagellati, feriti!

Anche nonno Nunzio corse a vedere il previsto disastro col cuore che gli faceva male.

Il nonno arrivò sul posto e, grande fu la sua meraviglia: il vigneto era intatto, risparmiato dalla grandine che si era fermata a pochi metri dal confine!

I nonni pensarono ad un miracolo e, forse, tale era stato.

Per tutta la zona solo nonno Nunzio, quell'anno, fece dell'ottimo vino Montepulciano e lo vendette ad un buon prezzo.

Mio padre ereditò il vigneto: lo ampliò, lo triplicò e lo arricchì di capanneti, tanto da portare la sua uva alle Cantine della zona che fanno, ancora oggi, dell'ottimo vino, che onora la terra d'Abruzzo in tutto il mondo dove viene esportato.

Noi lo troviamo sui nostri tavoli e sui tavoli dei ristoranti, i più eleganti e raffinati, così come meritano questi ottimi vini d' Abruzzo.

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